Covid, monoclonali a domicilio per non intasare i reparti
Meglio prevenire che curare. L’ovvietà assoluta si riferisce al fatto che i vaccini anti Covid-19, in percentuali significative, prevengono l’infezione ed anche la malattia causata dal virus SarsCov2. Accade ancora, tuttavia, che ci si ammali. Chi non è vaccinato in modo più grave, chi lo è in forma più leggera. Ma ci si ammala. Ecco, dunque, che accanto al progredire della ricerca sui vaccini anti Covid, passi importanti sono stati fatti anche sul fronte dei farmaci per curare la malattia nelle sue differenti fasi. Sono in arrivo a breve anticorpi monoclonali in grado anche di fare prevenzione prima del contagio e altri che possono essere somministrati subito dopo il contagio da SarsCov2 per evitare che la malattia si sviluppi in forme gravi. Somministrati a domicilio, per via intramuscolare.
La conferma arriva da Giorgio Palù, presidente dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, in audizione in Commissione Affari costituzionali del Senato: «Si stanno oggi valutando nuovi monoclonali diretti contro la proteina S, la stessa utilizzata per indurre risposta anticorpale con i vaccini, e in grado di neutralizzare con altissima efficacia il virus, bloccando l’infezione e non solo la malattia. Credo che presto avremo a disposizione, monoclonali somministrabili per via sottocutanea o intramuscolare e in questo caso si potrà intervenire a casa del paziente, senza intasare ospedali e pronto soccorso».
Ancora: «Siamo ricorsi all’uso emergenziale di anticorpi monoclonali, farmaci per persone colpite dal virus nelle prime fasi dell’infezione e non oltre i primi 5 giorni da inizio dei sintomi a febbraio 2021. In quei mesi sono stati autorizzati quelli di diverse aziende e altri sono ancora oggetto di valutazione, ma questo impiego è stato limitato da inadeguatezza logistica, perché richiedono infusione endovena per un’ora e osservazione per un’ora e questo avviene quasi sempre in regime ospedaliero». Monoclonali di ultima generazione, dunque, che possono essere usati a domicilio e che prevengono i ricoveri per Covid. Un risparmio, non solo economico. Perché è vero che la terapia con anticorpi monoclonali costa circa 1.500 euro (a carico del Servizio sanitario), mentre un ricovero ospedaliero pesa molto di più sulle spalle della sanità pubblica. È altrettanto vero, ed è un dato che non si deve dimenticare, che i posti letto che non sono occupati da pazienti Covid (con relativo impiego di personale medico ed infermieristico) possono essere dedicati alla cura di pazienti cardiopatici, o oncologici, che per mesi hanno atteso di poter accedere alle cure.Il presidente dell’Aifa Palù ha poi sottolineato che «l’Agenzia sta attualmente valutando anche due antivirali specifici. Uno è l’antivirale orale molnupiravir e un altro è un inibitore della proteasi, per i quali abbiamo appena ricevuto il dossier». «Ovviamente - ha concluso - sarà importante studiare il dossier anche perché si è visto che per uno l’efficacia è diminuita rispetto ai documenti presentati in fase iniziale dalla casa farmaceutica». Si tratta di due antivirali, ovvero molecole che servono a combattere il virus, che devono essere somministrati nelle fasi iniziali della malattia. Dunque, persone che, pur essendo contagiate, stanno ancora bene, ma che presentano fattori di rischio (diabetici o con patologie cardiache) che le espongono alla possibilità di sviluppare la malattia grave. In questi casi, può essere opportuno somministrare questi farmaci. Con una terapia di durata breve, 5 giorni, si può ottenere una riduzione importante del rischio di essere ricoverati in ospedale e di aggravarsi.
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