Covid, le varianti continuano a farsi sentire
«Per la terza settimana consecutiva continua la lenta discesa dei nuovi casi, anche se il calo degli ultimi giorni è sovrastimato per il tracollo dell’attività di testing durante il periodo pasquale», rileva il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Sono numeri che testimoniano una situazione stazionaria, «nella quale la curva dei nuovi casi ha smesso di salire, ma la discesa è estremamente lenta», osserva il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook «Coronavirus - Dati e analisi scientifiche».
«Non c’è una forte discesa, nonostante l’Italia sia rossa o arancione e questo non è un buon segnale: a tre settimane dal picco, con un’Italia rossa e arancione ci saremmo aspettati una discesa più accentuata», osserva il fisico. «Una delle ipotesi - ha aggiunto - potrebbe essere il ruolo giocato dalle varianti, più contagiose rispetto al virus originario. Di conseguenza per limitare la circolazione di un virus molto più contagioso servono misure più forti».
Un’ipotesi è che ci siano stati ritardi nella notifica. Di fatto, comunque, «la curva dei decessi ha rallentato - rileva Sestili -. Tuttavia anche nell’ultima settimana sono morte più di 3.000 persone, il 3,5% in più rispetto alla settimana precedente: un aumento lieve che - secondo il fisico - potrebbe far pensare che potremo vedere presto una riduzione». Ricercatori del laboratorio di Biologia Integrativa dell’Istituto di scienze biologiche dell’Università federale di Minas Gerais in Brasile intanto hanno annunciato la scoperta di una nuova variante del coronavirus. Degli 85 genomi di campioni clinici studiati, due di loro hanno mostrato una serie di 18 mutazioni non ancora identificate. «I risultati dimostrano un progressivo aumento delle varianti di interesse di Sars-CoV-2 nella regione metropolitana di Belo Horizonte», hanno spiegato gli esperti. «I nuovi genomi sono stati raccolti il 27 e 28 febbraio. Non si sa ancora quanto siano trasmissibili e aggressivi», ha affermato la coordinatrice dello studio, Danielle Zauli. Per ora, il nuovo ceppo, provvisoriamente chiamato P4, non è comunque predominante.
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