Covid, Iss: «La curva decresce, ma non dobbiamo rilassarci»

Nove regioni sono a rischio alto da più di tre settimane, mentre il numero quotidiano di nuovi casi «se non decresce diventa un fattore critico»
Tamponi - © www.giornaledibrescia.it
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La curva è in decrescita e segnali positivi arrivano anche dalla minor pressione sui reparti ospedalieri e sulle terapie intensive «dove la curva va verso l'appiattimento ma è ancora molto significativa».

Fa ancora preoccupare l'incidenza a 7 giorni «ancora elevata» (321 casi per 100mila abitanti). Inoltre 9 regioni sono a rischio alto da più di tre settimane, mentre il numero quotidiano di nuovi casi «se non decresce rapidamente diventa un fattore critico». A fare il punto della situazione epidemiologica in Italia su Covid-19 è il presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, che, insieme al presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, ha tenuto una conferenza stampa al ministero della Salute per analizzare i contenuti dell'ultimo monitoraggio. E Brusaferro avverte: il fatto che «la velocità di trasmissione sta rallentando e che per la prima volta vediamo l'incidenza deflettere leggermente nei suoi valori calcolati nei 14 giorni» e questo in tutto il Paese seppur con differenze tra territori, «non vuol dire che dobbiamo allentare le misure e che dobbiamo rilassarci» perché il sovraccarico sul Sistema sanitario nazionale in moltissime regioni è ancora alto. Intanto secondo il bollettino giornaliero del ministero della Sanità, sono 26.323 i tamponi positivi nelle ultime 24 ore mentre le vittime sono 686. I casi totali sono ora 1.564.532, i morti 54.363. Gli attualmente positivi sono 789.308 (+1.415), i guariti 720.861 (+24.214), come si legge sul sito della Protezione civile.

Le terapie intensive per il Covid sono in calo di 20 unità nelle ultime 24 ore, e i posti occupati ora in rianimazione sono 3.762. I ricoveri in reparti ordinari registrano un saldo negativo di 385 unità, facendo così scendere il numero dei pazienti a 33.299. In isolamento domiciliare ci sono ora 752.247 persone (+1.820). Tra le regioni con più tamponi positivi giornalieri la Lombardia con 4.615, poi il Veneto con 3.498, la Campania con 2.729, l'Emilia Romagna con 2.172, il Piemonte con 2.157, il Lazio con 2.070. I tamponi per il coronavirus eseguiti in Italia nelle ultime 24 ore sono 225.940, con un tasso di positività quasi dell'11,7%, in calo dell'1,1% circa rispetto al giorno precedente. I risultati ottenuti, sottolinea Locatelli, devono servire solo «come incentivo». «Servono - dice - ancora larghi margini di miglioramento. I decessi saranno gli ultimi a ridursi e intanto serve evitare un messaggio di allentamento dell'attenzione, in particolare per le regioni che passano a colori meno marcati».

Occorre, mette quindi in evidenza Brusaferro, «continuare a ridurre drasticamente le interazioni fisiche tra le persone. Bisogna evitare tutte le occasioni di aggregazione e limitare al massimo anche nelle proprie abitazioni il numero di persone che si ritrovano. Bisogna impedire ed evitare in tutti i modi gli assembramenti», altrimenti i numeri ripartono. Da qui, anche la raccomandazione per un Natale che non può essere come gli altri, così come il Capodanno.

Il presidente dell'Istituto superiore di sanità mette in guardia poi sulla lettura dell'indice Rt: anche se di poco sopra a 1 porta ad un aumento dei casi. Cresce inoltre l'età media dei contagi che oggi è di 48 anni (segnale di allerta ulteriore per gli anziani) mentre l'età media dei deceduti è sopra agli 80 anni, con soggetti che risultano affetti da 3 o più patologie. Infine, il direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute, Gianni Rezza, intervenendo al Congresso Straordinario Digitale della Società Italiana di Pediatria (Sip) rileva che «non abbiamo creato un'alta percentuale di popolazione immune per cui automaticamente un'ondata ha raggiunto il picco e questo si è esaurito», di fatto, spiega, «abbiamo solo troncato l'altezza della prima ondata con dure misure di lockdown», dopo di che «il rilassamento ha portato una ripresa epidemica, che chiamiamo seconda ondata».

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