Covid, i contagi a Brescia sono aumentati del 35% in sette giorni
La somma dei positivi al Covid-19 in provincia di Brescia dell’ultima settimana segna il dato più alto dallo scorso marzo. Dal 12 al 19 dicembre i contagiati sono stati complessivamente 3203, in aumento del 35,7% rispetto a quelli dei sette giorni precedenti, quando avevano raggiunto quota 2.360, pari al quintuplo dei casi registrati a inizio novembre.
Questo andamento ha portato l’incidenza dei casi nel Bresciano a 257 casi ogni 100mila abitanti. Nello scorso monitoraggio settimanale erano 189. Numeri che mesi fa avrebbero fatto scattare la zona rossa, ma che oggi grazie ai vaccini contengono gli effetti più pesanti della malattia dovuta al Covid-19. Basta guardare all’andamento dei ricoveri in ospedale di questi stessi mesi nel 2020 nel grafico qui sotto e risulta evidente a colpo d’occhio come la situazione sia molto diversa, nonostante l’aumento continuo dei contagi che in numeri assoluti hanno superato quelli dello scorso anno.
Secondo i dati aggiornati a oggi da Regione Lombardia e ricalcolati sulla popolazione Istat (diversamente da quanto fatto fino a un paio di settimane fa, quando il calcolo era sulla popolazione vaccinabile), in provincia di Brescia l’80,59% dei residenti è completamente vaccinato (seconda dose o dose unica). Ha ricevuto la terza dose il 20,82% della popolazione, con una media regionale del 28,67%.
La Lombardia però nel frattempo si trova di nuovo a un passo dalla zona gialla. Lo dicono i numeri dei contagi e dei ricoveri ospedalieri per Covid-19 di oggi, con i valori di due indicatori su tre per il passaggio di zona da giorni al di sopra della soglia massima stabilita e il terzo a un passo. Le terapie intensive sono occupate al 10,46%, le aree mediche al 14,44% e l'incidenza dei casi è di 322,5 su 100mila abitanti.
Almeno, fino a stasera. Per preservare il «bianco Natale» infatti, come annunciato dal presidente Attilio Fontana cinque giorni fa, la regione ha aumentato ancora i posti letto disponibili per i ricoveri dei pazienti Covid-19. L'aveva già fatto due volte nel giro di nove giorni, facendo salire i letti in area medica prima da 6.553 a 7.945 (5 dicembre) e poi fino a 8.485 (14 dicembre). Questo è quindi il terzo incremento dei posti in meno di due settimane: adesso sono 10.237 e di conseguenza si abbassa la percentuale dei letti occupati, che in serata è stata ricalcolata all'11,97%.
La decisione ha un effetto diretto anche sugli ospedali bresciani, visto che la gestione sanitaria è di competenza regionale: nelle prossime ore sia il Civile, hub principale, sia gli spoke (i centri secondari), cioè le Asst Garda, Franciacorta e Valcamonica, potrebbero quindi aumentare a loro volta i letti sia in terapia intensiva sia in area medica. Già dieci giorni fa la rete ospedaliera bresciana era stata avvertita che allo scattare del livello 2 di emergenza sanitaria, secondo quanto stabilito dal modello organizzativo di Regione Lombardia, avrebbe dovuto allestire più posti, coinvolgendo anche le strutture private (Poliambulanza e istituti ospedalieri del Gruppo San Donato).
«Siamo ancora in una situazione abbastanza sotto controllo, per ora i numeri non ci penalizzano ancora - ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana -. Invieremo i numeri martedì, tutto dipenderà dai prossimi due giorni, ma credo che ci siano buone possibilità di rimanere in bianco ancora per qualche tempo». Fontana si è anche detto fiducioso che dopo il Natale anche il Capodanno si potrà passare in zona bianca. Per fronteggiare l'aumento dei contagi, ha spiegato Fontana, «abbiamo attivato la nostra struttura, sono stati aumentati i posti sia in terapia ordinaria che intensiva» negli ospedali. Su nuove restrizioni o misure «valuteremo ciò che deciderà il governo e la struttura commissariale», ha concluso il governatore.
Aumentare però i posti letto per abbassare le percentuali di occupazione crea due problemi, che riguardano il personale e i pazienti non Covid. Il primo è che, anche a fronte di una crescita dei ricoverati Covid, i medici e il personale sanitario restano gli stessi di prima e quindi potrebbero trovarsi in difficoltà a gestire i pazienti, come già successo in passato. In modo analogo, il secondo problema è il rischio che gli interventi e i ricoveri degli altri reparti vengano rimandati o rallentati perché non ci sono risorse sufficienti a occuparsene se gli ospedali dovessero riempirsi di nuovo per via del Covid. Anche in questo caso, sono scene già viste, che hanno avuto ricadute pesanti su centinaia di altri malati.
Se anche quindi Regione Lombardia dovesse aumentare ancora i posti letto non può che trattarsi di una scelta provvisoria, a cui dovranno comunque seguire misure diverse a stretto giro per evitare situazioni deleterie, e fin troppo note.
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