Cos’è e come funziona l’associazione fondiaria Monte Maddalena

Barbara Fenotti
Da gennaio al via gli interventi programmati per gestire il patrimonio boschivo del monte dei bresciani
Maddalena, al via i primi lavori
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Un anno fa veniva costituita, oggi è pronta a diventare operativa. A gennaio prenderanno il via gli interventi programmati dall’associazione Fondiaria «Monte Maddalena» (Asfo), costituita con l’obiettivo di effettuare interventi e gestire il patrimonio boschivo del Monte Maddalena.

Tra gli obiettivi primari dell’operazione al via a gennaio c’è la pianificazione e l’attuazione di interventi di miglioramento dei boschi e di conversione di questi ultimi in foreste d’alto fusto, prossime alla vegetazione potenziale del luogo e maggiormente adatte all’evoluzione climatica in atto, secondo gli indirizzi tecnici forniti dal Parco delle Colline.

Previste, inoltre, attività di prevenzione degli incendi e di difesa idrogeologica, miglioramento della stabilità dei soprassuoli, mantenimento delle tipicità ecologiche, miglioramento della resistenza dei soprassuoli in risposta ai cambiamenti climatici e miglioramento dell’accessibilità e della produttività forestale.

Un modello di governance associata

«Da tempo il Comune di Brescia ha promosso un’azione di contrasto all’abbandono dei boschi della montagna che sovrasta la città - spiega l’assessora all’Ambiente Camilla Bianchi -, attraverso un progetto specifico di gestione forestale responsabile e basata sulla costruzione di un modello di governance associata». Questa azione di «Un Filo Naturale», la Strategia di Transizione climatica del Comune di Brescia supportata da Fondazione Cariplo e cofinanziata anche dalla Regione».

Grazie alle risorse rese disponibili da «Un Filo Naturale» è stato possibile creare l’Asfo, che punta a una gestione forestale condivisa tra proprietari pubblici e privati, e di recente si è costituita ente giuridico ed è stata la prima in Italia fra le associazioni di pari entità a farlo anche grazie al contributo di 30mila euro donati dalla Banca Valsabbina.

Chi aderisce all’associazione

All’associazione fondiaria hanno aderito tre soggetti pubblici (Comune, Provincia, e Asst Spedali Civili) per una superficie di 139 ettari e tre soggetti privati (Iura srl, Fondazione Bobo Archetti e il privato Eugenio Segnali) con una superficie di 114 ettari, per un totale di 253 ettari. «L’obiettivo è portarli a 500 nei prossimi tre anni - spiega il presidente di Asfo, Gianluigi Vimercati - su una superficie potenziale totale che ammonta a 1.000 ettari».

Il sodalizio, che vede come vice Alberto Pedrazzani, Eugenio Segnali in veste di segretario e annovera nel suo cda anche Alessandro Santini, è dotato di una segreteria operativa negli uffici della sede di Confagricoltura Brescia. «L’associazione è aperta e disponibile ad accogliere nuovi soci privati e anche nuovi fondi - segnala Vimercati -, per allargare il più possibile il perimetro entro il quale lavorare per una gestione sempre più ottimale del monte cittadino».

Piano di gestione dell’Asfo

Durante il 2024 è stato predisposto il Piano di gestione dell’Asfo per programmare gli interventi forestali secondo un ordine di priorità, che l’Assemblea ha infine approvato. La gestione delle aree interessate dovrà consentire la sostenibilità economica degli interventi, la valorizzazione del patrimonio dei rispettivi proprietari, il rispetto delle esigenze di tutela ambientale e paesaggistica, l’applicazione delle misure di lotta obbligatoria degli organismi nocivi e vegetali e la prevenzione dei rischi idrogeologici e di incendio.

Questi ultimi sono stati sotto gli occhi di tutti negli ultimi anni: solo lo scorso 29 agosto è stato appiccato un incendio con ben 5 inneschi in Maddalena e, a causa delle forti piogge, una considerevole portata di detriti è scesa a valle su Viale Bornata, causando grossi disagi. Il Piano ha definito le priorità degli interventi sia nei confronti dei soci sia nei confronti dei soggetti terzi, che potranno usufruire del monte.

Rallentare gli effetti della crisi climatica

La costituzione dell’Asfo è parte integrante delle azioni per combattere gli effetti della crisi climatica, che sono ormai evidenti anche sui boschi delle colline attorno alla città: considerando gli eventi meteorologici eccezionali sempre più frequenti e l’incremento dei periodi di prolungata siccità, sono aumentati i rischi dovuti al dissesto idrogeologico e agli incendi boschivi.

Questi problemi sono aggravati dall’abbandono dei boschi: dal momento che le attività selvicolturali non sono più redditizie, proprietari pubblici e privati faticano ad attuare interventi di manutenzione. Se correttamente gestiti, però, i boschi periurbani possono avere una funzione protettiva rispetto alle aree urbanizzate, garantendo la protezione dei versanti e contribuendo a mitigare le conseguenze delle calamità naturali.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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