Cosa c'è da sapere sul Green Pass per colf e badanti

Dal 15 ottobre scatta l'obbligo anche per i collaboratori familiari. Il contratto consente già la sospensione per chi non è in regola
GREEN PASS, IL NODO BADANTI
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Si fa presto a dire «sospensione dello stipendio». Se a essere sprovvista di Green pass è la colf di fiducia o la badante inserita in famiglia dopo titubanze e fatica, trovarsi da un giorno all’altro senza un appoggio può mandare in crisi meccanismi collaudati al millimetro. Sì, perché il decreto sull’obbligo di «passaporto verde» per i lavoratori dipendenti riguarda anche l’attività dei collaboratori familiari. Ecco cosa c'è da sapere.

Con i datori di lavoro trasformati in controllori, colf e badanti nel mirino, e rischio sanzioni per tutti: da 600 a 1.500 euro per il lavoratore trovato senza pass, e 400 euro per il datore di lavoro che ha omesso il controllo. «Stiamo già ricevendo telefonate di famiglie che chiedono informazioni e indicazioni su cosa fare con colf e badanti che non vogliono vaccinarsi perché non si fidano - spiega Carlo Ricci, dell’Ufficio colf badanti del Movimento cristiano lavoratori di Brescia -. In attesa di ulteriori chiarimenti su questi casi specifici, prima dell’entrata in vigore dell’obbligo il 15 ottobre, manderemo una comunicazione ai nostri iscritti, ed eventualmente contatteremo chi ha situazioni particolari. La nostra prima risposta, comunque, è di non licenziare il dipendente, ma di utilizzare gli strumenti messi a disposizione dal contratto per colf e badanti». Che prevede già una maggiore elasticità rispetto a licenziamenti, ma anche la possibilità di utilizzare permessi e ferie anticipate, e di sospendere il contratto per periodi anche prolungati (concordandolo in forma scritta tra le due parti) e di assumere sostituti anche a termine.

Sempre ricordando che per ottenere il Green pass si può anche effettuare il tampone, che vale 72 ore se molecolare, mentre l’antigenico resta valido 48 ore. «Il nostro consiglio è di vaccinarsi, anche per ragioni di tutela degli assistiti che sono persone fragili - precisa Claudia Salmi dell’Ufficio colf badanti di Acli Brescia -. Ma devono essere le famiglie a valutare cosa fare, trattandosi di rapporti di fiducia tra datore e dipendente». Delle circa 16mila colf e badanti regolari nel Bresciano (secondo i dati Inps del 2020, ma la stima è che ce ne siano altrettanti in nero, quindi fuori da possibili controlli), tante sono già vaccinate: dal 16 aprile, infatti, ogni persona in condizione di fragilità che veniva vaccinata poteva far sottoporre all’iniezione anche fino a tre familiari caregiver o badanti con un contratto. La situazione è più complicata per chi lavora in nero ed è presente irregolarmente nel nostro Paese, quindi senza documenti validi per ottenere la tessera sanitaria: solo per le circa 4.700 colf e badanti che lo scorso anno hanno fatto richiesta di emersione nel Bresciano, infatti, Ats ha attivato una procedura che tramite un codice numerico consente di prenotare il vaccino dal sito di Regione Lombardia anche senza tessera sanitaria.

Una «buona notizia», a fronte del «sostanziale fallimento del percorso di emersione: solo il 20% delle pratiche è stato evaso» commenta Paolo Reboni, segretario provinciale Cisl che nei mesi scorsi si è attivato per una soluzione al problema. Nessuna soluzione, invece, per chi si è vaccinato all’estero con Sputnik: il vaccino non è riconosciuto dalle autorità sanitarie italiane, e non dà diritto al Green pass; l’unica alternativa è sottoporsi periodicamente al tampone.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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