Corruzione per evitare controlli fiscali: indagati non rispondono
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i quattro finanzieri, il funzionario dell’Agenzia delle Entrate, il commercialista e l’imprenditore finiti in carcere con l’accusa di corruzione nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Brescia su presunte mazzette da parte di imprenditori che avrebbero pagato i pubblici ufficiali in cambio dell’alleggerimento di controlli fiscali.
In carcere sono finiti i militari della Guardia di Finanza Cosimo D’Agnano, Gioacchino Pontrelli, Paolo Greco e Alessandro Cerri, il funzionario della Agenzia delle Entrate di Brescia Mario Micaletto, tutti accusati di corruzione insieme al commercialista Massimo Bulgari, già in cella da dieci giorni nell’ambito dell’ultima inchiesta bresciana sulle presunte infiltrazioni della ’Ndrangheta al nord, e l’imprenditore Alessandro Boldoni.
Sulla posizione di quest’ultimo, il suo legale, l’avvocato Andrea Puccio, spiega: «Alessandro Boldoni è un imprenditore che ha dato e sta dando lavoro a decine di famiglie, dedicando la vita alle proprie aziende e ai propri collaboratori. Avremo sicuramente modo di chiarire la sua posizione e di spiegare le reali dinamiche relative a questa vicenda».
Nell’ambito della stessa inchiesta del pm Donato Greco sono stati disposti gli arresti domiciliari per gli altri imprenditori locali, Bruno Primerano, Roberto Taino, Emanuele Pedroni e Domenico Paterlini, ex sindaco di Travagliato, proprietario di una farmacia dichiarata fallita.
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