Corruzione, indagato il consigliere comunale di Fratelli d'Italia Calovini
Dopo il presunto corruttore, l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza, e i corrotti presunti, l’ex consigliere comunale sempre di Fdi a Palazzo Loggia Giovanni Acri e suo figlio Jacopo, nel registro degli indagati, sempre per corruzione, ci è finito anche chi dalla manovra finita sotto la lente della Procura di Milano avrebbe tratto beneficio: il consigliere comunale del partito di Giorgia Meloni Giangiacomo Calovini.
Stando a quanto ricostruito dalla Fiamme Gialle, attivate da un esposto anonimo, il 25 maggio dello scorso anno Fidanza ottenne le dimissioni dal consiglio comunale di Brescia di Giovanni Acri promettendogli l’assunzione del figlio, all’epoca minorenne, ma in età per svolgere l’incarico, nel suo staff all’Europarlamento. L’operazione serviva proprio a far sedere Calovini, primo dei non eletti di Fdi e suo uomo di fiducia, in Loggia.
All’alba di ieri gli uomini del Nucleo della Polizia Tributaria della Guardia di Finanza hanno compiuto anche diverse perquisizioni, anche a persone non indagate. Tra loro figurano anche il vicecoordinatore regionale di Fratelli d’Italia ed ex deputato di Forza Italia Giuseppe Romele, una segretaria di Fidanza, un esponente della sezione giovanile bresciana di Fdi e un commercialista milanese nel cui studio fu siglato il contratto di assunzione di Acri figlio nello staff di Carlo Fidanza a Strasburgo.
Secondo il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, i sostituti Cristiana Roveda e Giovanni Polizzi, Calovini si sarebbe attivato per procurare i documenti necessari all’assunzione di Acri junior. Ne avrebbero avuto conferma dalle chat trovate sul telefonino di quest’ultimo all’esito delle perquisizioni compiute lo scorso mese di giugno.
Nel telefono di Acri senior invece gli inquirenti avrebbero trovato la prova della consapevolezza di Romele che questi era pronto a dimettersi per fare spazio a Calovini. «Ho lasciato - aveva detto Giovanni Acri commentando la sua iscrizione nel registro degli indagati - perché sono aumentati i miei impegni lavorativi all’estero».
Le dichiarazioni
«Apprendo con dispiacere che, dopo quasi 25 anni di impegno politico, vengo coinvolto in un procedimento penale, a margine di un’indagine mediatica, che non mi riguarda direttamente - ha detto ieri a caldo Giangiacomo Calovini - e che troverebbe la sua unica origine in un esposto anonimo. Non ho mai posto in essere attività poco trasparenti, né tantomeno atti illeciti. Con il massimo rispetto per la magistratura, sono certo che la mia posizione verrà chiarita quanto prima».
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