Corruzione, in carcere il direttore dell'Agenzia delle Entrate
Lo tszunami si è abbattuto al mattino quando la voce ha cominciato a circolare all’orario di apertura degli uffici. Poi è arrivata la conferma durante la pausa pranzo.
Nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, oltre alla «tradizionale» montagna di operazioni inesistenti, per un ammontare complessivo di fatture false per 230 milioni di euro, è emerso un inquietante giro di mazzette che ha coinvolto appartenenti alla Pubblica amministrazione.
Tra i complessivi 69 arrestati della maxi inchiesta ci sono anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate di Brescia Generoso Biondi e il funzionario Alessandro De Domenico. Portati all’alba di ieri in carcere con l’accusa di corruzione per aver agevolato delle pratiche di alcuni contribuenti.
Su questo punto gli inqurenti sono abbottonati. La mafia non c’entra, ma le accuse sono comunque pesantissime. «I tre filoni di indagine confluiti in un’unica inchiesta sono molto ricchi, la situazione a Brescia è allarmante» è la voce raccolta in ambienti giudiziari.
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