Coronavirus: «Sono guarita, ma è stato un viaggio all'inferno»
Racconta di un viaggio all’inferno. Che non può dirsi ancora concluso. «Sono viva e mi ritengo fortunata. Ma stanchissima perché sto facendo una cura molto pesante». Fernanda è una donna di 68 anni e 54 chili di peso. «Prima del coronavirus però, perché ora, ho perso sei chili e mi sento più anni». Da poco è tornata nella sua casa di San Paolo dopo otto giorni in ospedale a Cremona.
«Ho avuto due settimane di febbre, con temperatura tra 37 e 38, che non scendeva. Non mi hanno mai fatto il tampone che ho chiesto più volte. Sono andata io a Cremona e mi hanno ricoverata». La donna era sicura di non essere incappata in una normale influenza. Troppo forti i dolori, troppo tempo con la febbre. «Senti bruciare dentro. Di notte sudi tantissimo e di giorno sembra di avere un fuoco all’altezza dei polmoni. Non riesci a mangiare e a bere. Non senti i sapori ed è tutta una sensazione stranissima. Debilita tantissimo questa malattia, ti toglie le forze, il respiro e l’appetito e non puoi più combattere».
Per Fernanda in reparto è iniziato un calvario soprattutto psicologico. «Eravamo quattro persone in camera, tre con ossigeno 24 ore su 24 ore. Ho aiutato queste donne anziane che mi chiedevano un po’ d’acqua o un fazzoletto. Non ho rispettato le distanze, l’ho fatto e basta. Siamo rimaste per giorni e giorni con gli stessi abiti nei letti perché nessun parente poteva venire a trovarci perché in quarantena». Una solitudine impossibile da dimenticare, difficile da raccontare. «Ho visto di tutto, credetemi. Ho visto angeli senza ali che fanno tutto oltre ogni limite per salvare le persone, medici e infermieri che danno l’anima, ma ho visto anche tanto dolore e sofferenza. Ho visto staccare l’ossigeno a chi aveva meno bisogno per poter salvare chi arrivava in emergenza. Posso dire di essere stata nell’anticamera dell’inferno».
Il viaggio di ritorno dalle fiamme del virus non è finito. «Sto facendo una cura antivirale. Mi hanno chiesto se ero d’accordo perché è l’unica che utilizzano. Ho accettato per forza, almeno per sfebbrarmi dopo due settimane. Ancora oggi a casa sto continuando questa cura che danno a chi ha la malaria e l’Aids. Sono debilitata, ma in piedi. Ho pure ricominciato a mangiare qualcosa. Desideravo tanto bere l’acqua frizzante, ma non riesco più neanche a berla. Il coronavirus - racconta - distrugge la mente e il corpo ed è molto, molto pesante da affrontare». E le ferite che più fanno male sono quelle che non si vedono.
«Non ho mai avuto paura di non farcela perché credo in Dio, ho pregato tanto e pianto tanto con le mie compagne di stanza. Vi assicuro che sono più provata dal punto di vista psicologico che per la malattia. La mia vita è cambiata tantissimo. Qualsiasi cosa materiale non esiste, perché dai solo importanza alla vita e ad un aspetto come respirare che ci sembra automatico, ma che con il coronavirus diventa tremendamente difficile da fare». Un racconto-sfogo che mette i brividi. «La gente - è la convinzione di Fernanda - non capisce ancora oggi la gravità di questo virus. Le persone pensano ad andare a correre. Si rischia di infettare gli altri senza nemmeno sapere di avere il virus. Se io non fossi andata all’ospedale di Cremona non so che fine avrei fatto».
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