Coronavirus, nei negozi bresciani capienza ridotta a un terzo
Negozi aperti, sì. Ma con le dovute cautele. E un'indicazione che di fatto fornisce ai commercianti un parametro chiaro da applicare per gestire l'afflusso di clienti nei propri esercizi stante il rischio di contagio da coronavirus.
A fornire un'interpretazione univoca per il Bresciano - e solo per il Bresciano - alle norme contenute nel nuovo decreto è stato il prefetto Attilio Visconti, che nelle linee interpretative offerte ai negozianti stabilisce che la capienza degli esercizi commerciali venga ridotta ad un terzo di quella ammessa in base alla superficie di vendita.
Per dirla altrimenti: la capienza di un negozio che si estende su 100 metri quadrati, stante l'emergenza coronavirus e in vigenza del decreto varato dal Governo domenica scorsa, viene immaginata su di una superficie di soli 33 mq. Visto che poi l'introduzione del «droplet», ossia della distanza minima da persona a persona di 1 metro, di fatto è ammesso l'accesso ad un cliente per metro quadrato. Quindi, nel caso preso ad esempio, ad un totale di 33 persone. «La superficie di vendita - riassume una nota della Prefettura - è individuabile all'interno della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività)».
Una previsione formulata per analogia con quanto le autorità hanno stabilito per cabinovie e funivie degli impianti sciistici, la cui capienza è per l'appunto ridimensionata ad un terzo.
«La disposizione - precisa la nota - si riferisce a tutti gli esercizi, ivi compresi quelli di vicinato, i piccoli, medi e grandi esercizi, e anche gli alimentari. I mercati all’aperto non soggiacciono a nessuna limitazione, né di orari né di giorni né di attività».
Certo l'applicazione pratica è affidata al senso di responsabilità dei commercianti, benché la misura sia stata segnalata alle forze di polizia chiamate a vigilare anche su questo aspetto.
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