Coronavirus, medici a domicilio: sono in arrivo i rinforzi
Da lunedì ci saranno sette medici a disposizione dei medici di medicina generale. Costituiranno le Unità speciali di continuità assistenziale con sede a Brescia (tre medici); Montichiari con due ed Orzinuovi con altri due, con operatività nei comuni afferenti a queste realtà territoriali.
Quale sarà il loro compito? I medici di medicina generale dovranno segnalare alle Unità speciali i riferimenti dei loro assistiti che necessitano di uno specifico intervento al domicilio. Si tratta perlopiù di persone con sintomatologia anche lieve riferibile a Covid-19. Le Unità speciali svolgono i rilievi necessari come la misurazione della temperatura e dell’ossigenazione. Gli assistiti la cui condizione richiede un adeguato isolamento non praticabile al domicilio potranno essere accolti nella «Residenza di Sorveglianza» Paolo VI in via Gezio Calini che dispone di 88 posti complessivi.
Le persone con sintomatologia più seria vengono invece indirizzate nelle strutture ospedaliere. Le Unità speciali sono previste decreto legge n.14 del 9 marzo. Sono formate da medici, soprattutto giovani, che forniscono assistenza durante l’isolamento domiciliare di chi è positivo al Coronavirus e hanno lo scopo di alleggerire il carico di lavoro di medici di famiglia e pediatri, riducendo anche i loro rischi. Lavoreranno in stretto rapporto con i medici di famiglia, ma saranno dotati dei necessari dispositivi di sicurezza - vestiti come degli astronauti - in modo da impedire che nuovi colleghi si ammalino e possano a loro volta contagiare altri pazienti.
Le équipe speciali intervengono su indicazione del medico di famiglia o del pediatra dopo che questi, in seguito ad un triage telefonico eseguito seguendo un protocollo che prevede una serie specifica di domande per valutare le condizioni cliniche dell’assistito, ritengono necessaria una visita domiciliare. In questo modo, si evita che pazienti che potrebbero essere positivi, con sintomo o senza, si rechino negli ambulatori medici o in quelli di continuità assistenziale o nei Pronto Soccorso, rischiando di contagiare anche altre persone o gli operatori sanitari. I medici dell’Unità speciale sono soprattutto giovani, non a caso perché il contagio - statistica alla mano - colpisce molto meno chi ha pochi anni sulle spalle.
Quando devono recarsi a casa dei pazienti, si proteggono con tuta, mascherina FP2, occhiali, cuffia, calzari e doppi guanti. Un abbiagliamento di cui sarebbe stato molto difficile dotarsi in tempi brevi per tutti i circa mille tra medici di medicina generale e pediatri di libera scelta presenti nel Bresciano. Dunque, per non rischiare tutti, la decisione è stata quella di individuare nuclei speciali per l’assistenza e la sorveglianza sul territorio dei pazienti Covid. Bardati di tutto punto, sembrano soldati in missione pericolosa, anche se loro non hanno paura. «Pensiamo soprattutto ai pazienti - spiega una giovane che farà parte dell’Unità straordinaria -. Ci rendiamo conto della delicatezza del nostro compito, anche perché le persone sono spaventate ed hanno bisogno di essere visitate da un medico in carne ed ossa».
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