Contro i reati ambientali le foto con i droni dell’Arpa
In gergo gli esperti la chiamano «Ortofoto», ossia una fotografia aerea, geometricamente corretta e geo-referenziata la cui valenza è la stessa di una cartina geografica. Ma con qualcosa in più. È realizzata grazie al volo simultaneo di due droni, le cui immagini registrate sono composte con quelle satellitari e restituiscono una fotografia in tre dimensioni che, grazie ad alcuni software, fornisce una miriade di informazioni sul territorio osservato.
Monitoraggio. «Attraverso questa immagine – spiega Fabio Cambielli, direttore di Arpa Brescia – siamo in grado per esempio di verificare se una cava è conforme alla planimetria autorizzata, se rispetta la sagomatura, ma soprattutto se la quantità del materiale estratto è quello previsto dal progetto». Una «ortofotografia» è stata scattata per la prima volta a Brescia a metà ottobre dai tecnici e dagli ufficiali di polizia giudiziaria dell’Agenzia regionale per l’ambiente della provincia, che con due droni hanno sorvolato l’Ate 25 di Rezzato e restituito al millimetro la condizione delle discariche e delle cave di quell’area.
«Adesso – aggiunge sempre Cambielli – siamo in grado di controllare se la profondità dello scavo rispetta o meno la quota a suo tempo autorizzata e se il bacino creato a furia di scavare è quello previsto dal progetto. Se lo scavo è più profondo, siamo quindi in grado di stabilire quanto volume o materiale in più è stato estratto irregolarmente». Questo studio è nato da un progetto di Regione Lombardia che utilizza immagini satellitari e da volo aereo, detto Savager (sorveglianza avanzata gestione rifiuti) il cui scopo è individuare dall’alto i reati ambientali commessi sul territorio.
Siti abusivi. «Attraverso le immagini satellitari stiamo sorvolando su larga scala tutto il territorio bresciano – precisa Cambielli – per individuare in modo esatto quei siti dove ci possono essere dei problemi: una cava abusiva, abbandoni di rifiuti o discariche illegali che riusciamo ad osservare dall’altro». Dalle informazioni raccolte, se necessario, partono una serie di controlli coordinati dal nucleo Ambiente inter-istituzionale voluto dal prefetto Attilio Visconti che coinvolge Arpa, Ats, Noe, Guardia di finanza e Carabinieri forestali, gli enti che hanno cioè interesse a prevenire tutto ciò che passa sotto il nome di reato ambientale. Sul perché la prima ortofoto bresciana sia stata scattata sull’Ate 25 «un motivo particolare per cui stiamo approfondendo c’è», ma al momento è top secret.
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