Condomini: le piscine nuotano nel caos
Nonostante il lento ma progressivo allentamento delle misure di sicurezza in tutta Italia, continua l’odissea dei condomini nella fase 3 dell’emergenza sanitaria. Sono due le questioni che in queste settimane pesano come macigni per residenti e amministratori: la gestione delle assemblee di condominio e il caso già da tempo sollevato delle piscine condominiali.
«Una cosa è certa: i condomini sono bistrattati dal legislatore, che sta ignorando che vi vivono 40 milioni di italiani», dice senza mezzi termini Elena Rossetti, presidente dell’Anaci Brescia. Oggi tutta la macchina dell’amministrazione dei palazzi è infatti bloccata dall’incertezza, dalla confusione e da norme che si contraddicono.
«È quasi impossibile fare le assemblee - argomenta Rossetti - perché è molto difficile garantire le distanze di sicurezza in spazi chiusi. Se si ammala un condomino durante l’assemblea noi amministratori siamo responsabili e nessuno ci tutela. Qualcuno le sta facendo in via telematica, ma le assemblee a distanza non hanno alcun valore giuridico, perché non sono riconosciute dal codice civile». E gli effetti dello stop forzato e prolungato di assemblee condominiali sono presto detti.
Non solo non è possibile approvare i bilanci preventivi e non si può procedere a decreti ingiuntivi immediatamente esecutivi nei confronti dei morosi, ma non si può neanche rispettare quanto richiesto da altre norme ai tempi del Covid, come quella relativa alle piscine condominiali o di residence.
«Proprio così - continua il presidente di Anaci Brescia -: la nuova ordinanza regionale del 10 luglio dà agevolazioni diverse con misure meno restrittive, ma riprende la precedente per quanto riguarda la presenza dell’assistente bagnante obbligatorio nelle piscine con altezza superiore ad un metro e 40 e con portata superiore ai 300 metri cubi di acqua».
Il problema è che sono i residenti a dover votare in un’apposita assemblea l’assunzione di un bagnino nel proprio condominio, che comporta tempistiche e nuovi costi da approvare. Così si determina una bolla in cui tutto è paralizzato da una normativa che si contraddice e che rende dura la vita non solo per i residenti stessi, ma anche per gli amministratori di condominio, rendendo in molti casi impossibile fruire di un servizio che spetterebbe di diritto.
Per questo motivo la situazione particolarmente diversificata già determinatasi prima del 30 giugno si sta prolungando anche in tutto questo mese di luglio: c’è chi è riuscito ad organizzarsi, chi trasgredisce e chi invece resta in attesa, in un clima di caos totale. Ma è una babele che si tramuta anche in una diffusa tensione tra gli stessi condòmini - tra chi vuole rispettare le regole e chi invece fa finta di niente - e contro gli stessi amministratori.A
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