Comuni alle urne il 14 e 15 maggio? Manca solo l'ok del Cdm

Il Viminale ha scelto la data: ballottaggio 28 e 29 maggio. Oltre a Brescia si vota in altri 16 paesi della provincia
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COMUNALI: IDEA 14-15 MAGGIO
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L’interlocuzione più tormentata è stata proprio quella per il «caso Brescia» che, insieme a Sondrio, è l’unico capoluogo di provincia lombardo in attesa. Dopo avere scandagliato tutte le opzioni e i desiderata, il decreto è stato scritto, riscritto, riletto. Ed ora è pronto a superare la prova del Consiglio dei ministri. Oggetto: la data delle prossime elezioni Amministrative di primavera. Epilogo: i bresciani (e non solo) saranno chiamati a rinnovare sindaco, Giunta e Consiglio comunale al primo turno domenica 14 e lunedì 15 maggio.

Guardando alla nostra provincia, oltre al capoluogo, a scegliere sindaco e Consiglio comunale saranno altri 16 territori, dalla pianura alle valli. Si tratta di paesi tutti sotto i 15mila abitanti, il che significa che il verdetto delle urne ci sarà subito, al primo turno. Per un solo Comune si tratta di elezioni anticipate: Berzo Demo va infatti al voto dopo le dimissioni del sindaco coinvolto in una vicenda giudiziaria. Le altre Amministrazioni chiamate al rinnovo (oltre a Brescia e a Berzo Demo) sono Agnosine, Barghe, Berzo Inferiore, Borno, Castelcovati, Malonno, Manerbio, Milzano, Offlaga, Ospitaletto, Ponte di Legno, San Zeno Naviglio, Soiano del Lago, Toscolano Maderno e Trenzano. Per quanto riguarda invece gli altri capoluoghi di provincia del Paese, spiccano Sondrio, Teramo, Latina, Imperia, Ancona, Brindisi, Massa, Pisa, Siena, Terzi, Treviso e Vicenza.

Scuole aperte

Il testo del provvedimento è pronto da giorni e «riposa» sulla scrivania del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in attesa di essere portato al vaglio del Consiglio dei ministri tra la fine di questa settimana e «al massimo l’inizio della prossima». In sostanza si sta attendendo che la premier Giorgia Meloni rientri a Roma e che la sua agenda sia libera per la riunione. Senza contare che solo da oggi partirà la ricognizione sul numero esatto delle Amministrazioni comunali chiamate al rinnovo nella tornata elettorale ormai quasi alle porte.

La novità rispetto agli anni precedenti è proprio questa: il ritorno ai seggi aperti in primavera e non sul principio dell’estate, a scuole chiuse, specie in prospettiva di un eventuale secondo turno. Se le date del 14 e del 15 maggio saranno - come è pressoché certo - validate dal Cdm, il ballottaggio scoccherà, come da regolamento, dopo due settimane, ovvero domenica 28 e lunedì 29 maggio, a scuole rigorosamente aperte e, quindi, senza sfociare nel periodo delle prime ferie estive (come era accaduto, ad esempio, nel 2018 quando il primo turno si era svolto il 10 giugno).

La questione festivi

Il voto slitterebbe dunque di una settimana rispetto a quanto inizialmente immaginato: finora, infatti, le date in pole anticipavano le operazioni alla settimana precedente, ovvero 7 e 8 maggio. A complicare il tetris, però, è stata una mera scadenza amministrativa: le liste dei partiti in corsa vanno infatti depositate esattamente trenta giorni prima della prova delle urne. Se si fosse votato il 7 e l’8 maggio, questa scadenza sarebbe però ricaduta proprio nei giorni di festa, vale a dire Pasqua e Pasquetta, creando non pochi problemi agli uffici pubblici e anche agli stessi candidati. Di qui, la scelta di posticipare tutto al 14 e 15, ultima finestra utile per «salvare» la richiesta arrivata a gran voce anche da Brescia: non fare scivolare il ballottaggio in giugno e, soprattutto, schivare il ponte della festa della Repubblica.

La soluzione raggiunta e fissata sul decreto era quindi l’unica strada possibile e dovrebbe in sostanza accontentare le aspettative e le preferenze espresse da tutte le parti politiche coinvolte.

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