Come vi ho imbrogliati sul web e perché
Il ministro Kyenge dà le case agli zingari e ai rettiliani. Volkswagen regala 800mila auto. Flavio Briatore si candida per il Pd. Scenario apocalittico? No, bufale. E hanno tutte lo stesso autore. Ermes Maiolica (nome d’arte) è un operaio metalmeccanico di Terni, 34 anni, «da sempre un punk di strada anti-tecnologico».
Tanto da avere una connessione internet solo da pochi anni. Eppure, appena entrato nel mondo del web, ne ha intuito i meccanismi e ha cavalcato la creduloneria. Come? Inventando castronerie e gettandole in pasto al popolo dei naviganti, attraverso i social e i cosiddetti siti di contro-informazione. Per poi uscire subito allo scoperto e autodenunciarsi. Anche con un pizzico di ironia, inserendo qua e là foto della sua faccia, come sigillo. «Ora ho smesso».
La domanda vera è: perché mai ha cominciato? «All’inizio per scherzo. Poi ho capito che tanta gente è sui social solo per sfogarsi. Spesso non leggono neanche gli articoli, si soffermano sui titoli e via, parte la scarica di commenti violenti e condivisioni a raffica, che diventano subito virali. Questo mi ha un po’ spaventato.
Così, ho deciso di provocare il sistema con le sue stesse armi, per creare dibattito, portare a galla il tema delle fake news. Oggi tengo conferenze nelle scuole per raccontare la mia esperienza, insegno agli studenti a verificare quello che trovano in rete, a scegliere fonti affidabili, ad informarsi con consapevolezza». Quali siti di controllo consiglia ai ragazzi? «Ci sono diversi portali che fanno fact-checking, io uso www.butac.it, www.bufaleedintorni.it e www.davidpuente.it».
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