Come «sopravvivere» alla mascherina d'estate
Come la cintura di sicurezza in auto: magari è scomoda, ma salva la vita. La mascherina è nostra compagna nella fase 2. Difficilmente ci abbandonerà d’estate, quando caldo e umidità renderanno l’indossarla ancora più sgradevole. «Ma è un alleato, non un nemico», sottolinea Claudio Orizio, ordinario di Metodi e didattiche delle attività motorie all’università di Medicina di Brescia, dipartimento di Scienze cliniche sperimentali.
Tuttavia, dal punto di vista del funzionamento del nostro corpo, ci sono alcuni aspetti da tenere sotto controllo, specie se - con la ripresa delle attività - l’utilizzo del dispositivo di protezione diventa più prolungato rispetto a prima. Il professor Orizio si concentra su due punti in particolare. Il possibile «effetto sacchetto» è il primo. «Lo spazio tra le narici e le labbra potrebbe non disperdere completamente l’anidride carbonica emessa durante l’espirazione e parte di essa potrebbe quindi essere nuovamente inspirata - afferma -. Questo fenomeno può determinare un aumento della concentrazione di anidride carbonica nel sangue e stimolare una risposta adattativa del sistema di controllo del respiro, che aumenta la profondità e, parzialmente, la frequenza degli atti respiratori». In secondo luogo, se si indossa una mascherina si sperimenta gioco-forza «un’aumentata resistenza al flusso d’aria».
La conseguenza? «I muscoli respiratori, principalmente il diaframma, durante l’inspirazione vengono maggiormente attivati per vincere la resistenza e garantire il flusso necessario agli scambi gassosi alveolari. L’insieme dei due meccanismi può determinare un aumento del lavoro respiratorio. La sensazione che ne consegue per chi indossa la mascherina potrebbe essere quella di una "fatica" nel respirare con qualche difficoltà nella concentrazione».
È altresì importante sottolineare che «i dispositivi che utilizziamo nella nostra quotidianità in tempi di coronavirus non modificano drammaticamente i parametri del sistema respiratorio, ma durante prolungate ore di utilizzo potrebbero farsi sentire. Inoltre alcuni studi indicano che l’utilizzo della mascherina per lunghi periodi può generare modifiche della resistenza delle vie aeree nasali».
Quali, dunque, le possibili soluzioni? «Interrompere l’utilizzo della mascherina per qualche minuto (10 o 15), mettendoci nella condizione di non doverla usare e respirare aria fresca».
Gli effetti dell’oggetto che ci tiene al sicuro, ma che ci può far sentire soffocati, possono riverberare anche sulla nostra psiche, facendoci sentire «al chiuso», e quindi «agitati». Per questo è utile prendere confidenza con la mascherina in un ambiente sicuro. «È una buona idea indossarla a casa - afferma Roberta Mor, psicologa e psicoterapeuta -. In un primo momento, senza infilarla alle orecchie, ma tenendola solo in mano, a coprire naso e bocca. Poi, il giorno successivo, si può provare a calzarla e a respirare, creando però attorno a sé una situazione rilassante».
Azioni che aiutano a familiarizzare con il dispositivo, verso utilizzi più lunghi nel tempo. Chi dovesse soffrire di claustrofobia, o comunque avere persistenti difficoltà nell’uso della mascherina, potrebbe «svolgere esercizi di respirazione e visualizzazione guidati da esperti, attraverso i quali si impara a immaginarsi "più piccoli in luoghi più piccoli"». Per riacquistare una dimensione psicologica meno asfissiante.
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