Come sono e a cosa servono i Tornado
L'Aeronautica Militare li ha dal 1982. Quelli di Ghedi (Interdiction Strike) sono utilizzati come cacciabombardieri e ricognitori
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Il Tornado, due dei quali - partiti dalla base di Ghedi - si sono scontrati nei cieli delle Marche, è un velivolo da combattimento bireattore, biposto, con ala a geometria variabile e capacità ognitempo che l’Aeronautica Militare ha acquisito a partire dal 1982.
Tramontato il rischio di un confronto militare globale, spiega il sito dell’Aeronautica Militare, la probabilità di utilizzare un velivolo come il Tornado, la cui efficacia è stata accresciuta dall’acquisizione di sistemi d’arma d’avanguardia, riguarda essenzialmente le cosiddette «operazioni di risposta alle crisi», interventi cioè nelle fasi più virulente di un confronto militare con lo scopo di attivare il processo di progressiva stabilizzazione, di svolgere quell’azione di deterrenza che permettono, insieme, di garantire, dal cielo, la sicurezza delle forze di superficie e di spegnere, sul nascere, possibili "ritorni di fiamma"».
Il ruolo di questi velivoli va quindi inquadrato unicamente con finalità strumentali alla vocazione pacifica dell’Italia. Nella versione standard Ids (Interdiction Strike), in dotazione al sesto Stormo di Ghedi, il Tornado può essere impiegato come cacciabombardiere e ricognitore. Il 50° Stormo di Piacenza, invece, è equipaggiato con la variante IT-Ecr (Electronic Combat Reconnaissance), specializzata nella soppressione delle difese aeree avversarie mediante l’impiego di missili aria-superficie Agm-88 Harm.
DATI TECNICI
Apertura alare che varia dai 13,91 agli 8,60 metri, lunghezza 16,70 metri, altezza 5,95 metri. Peso massimo al decollo 28.000 kg. Velocità massima a bassa quota circa 1.480 km/h (1,2 mach). Autonomia 3.800 km (trasferimento). Equipaggio un pilota e un navigatore. Armamento: 2 cannoni cal. 27 mm (1 su IT-ECR), fino a 9.000 kg di carichi esterni (serbatoi ausiliari, pod da ricognizione e designazione bersagli, missili aria-aria AIM-9L Sidewinder).
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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