Come si fa a dire se una pandemia è davvero finita
«Se vi servono ragioni per guardare con fiducia all’anno che verrà, eccone una di rilevanza mondiale: l’emergenza globale per Covid potrebbe concludersi nel 2023». In una conferenza stampa tenuta a Ginevra la settimana scorsa Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, ha spiegato che a gennaio l’agenzia si incontrerà per iniziare la discussione dei criteri necessari a dichiarare la fine della pandemia. «Speriamo che a un certo punto del prossimo anno saremo in grado di dire che la Covid 19 non è più un’emergenza di salute globale» ha detto Tedros, aggiungendo che però il Coronavirus Sars-CoV-2 è destinato a rimanere tra noi a lungo, e che dovremo imparare a gestirlo insieme agli altri virus respiratori che stanno funestando moltissime persone, come influenza e virus respiratorio sinciziale.
Certo, la situazione è cambiata e forse è vero che la pandemia è finita, se con questo si intende che oggi abbiamo anche una diversa percezione del rischio. Solo lo scorso anno, di questi giorni, la variante Omicron era nel pieno della sua ascesa mondiale e uccideva cinquantamila persone ogni settimana. Negli ultimi sette giorni, nel mondo, sono morte ufficialmente per Covid meno di diecimila persone. Ancora troppe, ma certo molte meno di quello che accadeva a fine 2021.
L’Oms a metà gennaio inizierà a discutere i criteri per dichiarare la fine della pandemia. In realtà, la parola «fine» riferita alla pandemia è già stata pronunciata molte, troppe volte. I primi sono stati i norvegesi, nel giugno 2021. Poco dopo è arrivata la variante Delta con il suo carico di contagi, di malattia e di morte. Ancora: nel febbraio 2022 alcuni «esperti» in Italia dichiararono la fine della pandemia. Nemmeno il tempo di affermarlo, che due varianti Omicron si diffusero in due ondate distinte, con picco a metà luglio. Sono solo alcuni esempi di quanto il virus, ad oggi, più che delle parole di chi lo ha dichiarato innocuo, è stato frenato dalla campagna vaccinale.
Fino a quando il patogeno è in circolazione, tuttavia, è molto difficile stabilire quello che accadrà tra tre o sei mesi perché potrebbe diffondersi una nuova variante molto più «cattiva». Quali sono, dunque, gli elementi che l’Organizzazione mondiale della Sanità considera per dichiarare la fine di una pandemia? Intanto, tiene conto di tutti i parametri epidemiologici, ma anche della stima dello stato di immunizzazione della popolazione (sia di chi ha avuto la malattia sia di chi si è vaccinato) e l’emergenza determinata dalle ultime varianti. Da ultimo, non meno importante, tiene conto che, a epidemia ufficialmente terminata, tornerebbero i brevetti su vaccini e farmaci anti Covi-19, sospesi per l’emergenza, con effetti gravissimi sul già molto lento processo di immunizzazione e di cura delle popolazioni che vivono nei Paesi più poveri.
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