Come raccontare la guerra in Ucraina ai bambini: il video

Gli psicoterapeuti infantili Franchini e Maiolo spiegano come parlare del conflitto a piccoli e adolescenti in modo da evitare traumi
COME RACCONTARE LA GUERRA AI BAMBINI
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Che effetto fanno le immagini della guerra in Ucraina sui bambini e sui ragazzi? Le foto dei bombardamenti, della gente ammassata ai confini nelle stazioni per fuggire al massacro, delle lunghe file di carri armati prossimi all’invasione delle città?

«I piccoli respirano quello che viviamo noi, la nostra ansia e le nostre paure. Per questo non vanno lasciati soli davanti ai video della distruzione» spiega Giuliana Beghini Franchini, psicoterapeuta infantile che insieme al marito Giuseppe Maiolo, psicoterapeuta a sua volta, ha pubblicato un video per spiegare ai genitori come raccontare il conflitto in Ucraina ai loro figli, bambini e adolescenti, in modo non traumatico.

«L’idea ci è venuta sullo stimolo di molti genitori che in questi giorni ci hanno chiesto come comportarsi rispetto a quanto sta succedendo in Est Europa - spiega Maiolo -. Perché la lunga esposizione a immagini di violenza può generare sintomi psicosomatici importanti nei bimbi ma anche nei ragazzi». Per esempio, può provocare insonnia e in generale disturbi del sonno, incubi, e ansia. Manifestazioni che i due psicoterapeuti hanno già avuto modo di riscontrare con lo scoppio della guerra in Siria, quando è stato inevitabile anche per i più piccoli essere sottoposti a immagini di guerra e violenza data la durata del conflitto.

«Questo video, che abbiamo confezionato molto velocemente, vuole essere un’azione preventiva per aiutare i genitori a evitare traumi ai loro figli - prosegue Maiolo -, che vanno accompagnati e seguiti nell'esposizione a contenuti sulla guerra». Ecco quindi i consigli degli psicologi sulle parole da usare, le piccole azioni quotidiane da intraprendere, e alcune risposte da dare agli adolescenti che, giustamente, vogliono capire cosa sta succedendo a poche migliaia di chilometri da qui.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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