Codice della strada, la Fiab: «Per chi va in bici il vero problema è la velocità»

Bianca Terzoni
Enrico Chiarini, della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, commenta il disegno di legge e tra le soluzioni cita la «zona 30»
LE REAZIONI DEGLI UTENTI A DUE RUOTE
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Per chi viaggia in bici o sui monopattini elettrici, le nuove regole della strada contenute nel disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri - e che ora dovrà essere sottoposto all'esame delle due camere - non danno maggiore sicurezza, anzi.

Secondo Enrico Chiarini, consigliere nazionale Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), si sono andati a modificare solo gli aspetti sanzionatori. «Questa proposta di legge incide relativamente poco su quello che è il sistema della sicurezza nel suo insieme, ovvero sui principi della moderazione del traffico». Per Chiarini la grande problematica e causa di incidenti sulle strade è l'elevata velocità: «È il fattore di maggiore gravità degli incidenti: il 70% sono in ambito urbano». 

Chi viaggia in bici vorrebbe maggiori tutele - Foto © www.giornaledibrescia.it
Chi viaggia in bici vorrebbe maggiori tutele - Foto © www.giornaledibrescia.it

Non solo, perché il limite dei 50 km/h in città «è spesso superato e non è un limite adeguato», prosegue il consigliere Fiab, a maggior ragione in contesti dove ci sono pedoni e bici, come avviene su molte strade locali cittadine. Si è andati ad inasprire le sanzioni per chi fa uso di alcol o di sostanze stupefacenti, «ma - sottolinea ancora Chiarini - questi due fattori sono la causa di circa il 5% degli incidenti». 

Sulle soluzioni che andrebbero adottate, Chiarini ne cita una in particolare: «Si sta parlando di estendere il principio della zona 30, che servirebbe per tutelare l'utenza un po' più vulnerabile». La cosa principale da tenere in mente è che la strada è di tutti, pertanto «deve essere fruibile in modo agevole e sicuro da parte di tutte le persone, indipendentemente dal mezzo». Anche il «sentirsi sicuri in strada» è un termine relativo, e dipende dalla singola persona. «Vogliamo strade per adulti sani giovani e forti o vogliamo strade veramente per tutti? La sicurezza la facciamo noi stessi, ecco perché il mezzo più forte dovrebbe prendersi cura dell'utente più debole e vulnerabile» conclude Chiarini. 

Ciclovie e monopattini

Dello stesso parere è Andrea Liberini, titolare di E-Bike Store a Brescia. «Il tema della strada è un tema scottante che coinvolge tutti. Il ciclista spesso non è considerato, ma se c'è un gruppo di ciclisti che si dispone lateralmente in quattro o cinque, per l'automobilista è un problema». Costruire ciclovie o piste ciclabili che possano permettere una viabilità più sicura potrebbe rappresentare un'altra soluzione. Liberini lo deduce dalla propria esperienza: «Io giro in bici e mi capita di fare dei tratti molto belli di ciclabili, che poi magari si interrompono per 10 km, e mi trovo obbligato a fare una strada magari anche pericolosa». 

Un gruppo di ragazzi sui monopattini elettrici - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Un gruppo di ragazzi sui monopattini elettrici - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

C'è un altro mezzo a due ruote degno di nota. Si tratta del monopattino elettrico, il cui mercato dopo il 2020 è un po' crollato. Secondo Liberini, è un mezzo comodo, che però ha delle limitazioni. «Avendo ruote molto piccole, le buche e la strada dissestata diventano un problema. Forse questo è il limite più grosso per un monopattino». 

La verità su chi ha ragione in strada risiede spesso nel mezzo. «Come i ciclisti devono rispettare le regole della strada, così devono farlo anche gli automobilisti». Solo attraverso una collaborazione attiva tra gli utenti la strada può diventare un luogo più sicuro. 

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