Civile rinforzato per Covid: 255 nuovi medici e infermieri
La pandemia è stata la tempesta perfetta che ha messo a nudo le fragilità del nostro sistema sanitario nazionale. Ma che ha anche esaltato la capacità rivoluzionaria di chi ci lavora che si è messo al servizio dei malati e della loro crescita esponenziale. Un sistema che negli ultimi vent’anni è stato progressivamente depotenziato da politiche di tagli e di contenimento della spesa che, nella loro miopia, non hanno capito che una sanità che funziona contribuisce in modo consistente alla tenuta sociale del Paese.
La assicura sia dentro gli ospedali, lasciati per anni in affanno a garantire il turn-over del personale, sia sul territorio del quale il Coronavirus ha messo a nudo le insufficienze nell’area distrettuale e della prevenzione.
Dalla lezione del Sars-Cov-2 si è capito che «quello del personale sanitario è il problema più serio con il quale fare i conti». Lo afferma il ministro della Salute Roberto Speranza, che aggiunge: «Paghiamo il prezzo di aver tenuto per troppi anni una norma che ha bloccato la spesa per il personale sanitario a quella del 2004 meno l’1,4%. Un respiratore o una mascherina si possono comprare, ma un medico o un infermiere no. Non si può improvvisare, servono anni di formazione ed investimento».
Un rimedio alle carenze del passato è stato posto aumentando i contratti per le Scuole di specializzazione mediche che all’Università di Brescia sono passate da 192 a 333. I frutti si coglieranno tra anni, ma intanto si è seminato.
Una lezione che all’Asst Spedali Civili - realtà che nel periodo peggiore della crisi sanitaria aveva riconvertito in Covid nove posti letto su dieci - ha dato i suoi frutti. Dall’inizio della pandemia ad oggi, infatti, il numero di chi ci lavora (medici, infermieri e personale di supporto) è aumentato di 255 unità tenendo conto delle diverse forme contrattuali che regolano i rapporti di lavoro. Gli investimenti.
«Questo si traduce in un impegno di spesa di oltre 6,2 milioni di euro che sosteniamo con finanziamenti regionali» spiega Massimo Lombardo, direttore generale dell’Asst Spedali Civili. Oltre sei milioni che si aggiungono ai 350 milioni spesi ogni anno per i dipendenti e ai cinque per coloro che hanno contratti di collaborazione. Le 255 unità, confermano dalla direzione dell’Asst, si devono sommare alle trecento (medici, infermieri, operatori sociosanitari ed ausiliari socioassistenziali) assunte per garantire il turn over di coloro che sono andati in pensione o che si sono dimessi.
Se è vero, tuttavia, che «non si può improvvisare e servono anni di formazione e di investimento», da quale «cilindro» sono stati estratti i neoassunti? «Il nostro ospedale è ancora molto attrattivo ed i bandi di concorso sono molto frequentati, sia da medici sia da infermieri» aggiunge il direttore generale. Concorsi che da marzo vengono indetti con assiduità «perché vogliamo raccogliere il maggior numero possibile di candidati».
Intanto, ci sono 94 persone, tra cui trenta medici, che hanno un contratto di collaborazione che scadrà alla fine di gennaio, quando terminerà ufficialmente l’emergenza dichiarata dal Governo. «L’intenzione è di stabilizzarli» affermano in ospedale, azienda in cui lavorano 6700 persone, di cui 950 medici e 2700 infermieri, oltre ai circa 130 specialisti universitari convenzionati.
Hanno invece già un contratto i novanta infermieri che hanno risposto all’avviso di agosto, mentre con quello che scadrà domani ci sono opportunità di lavoro per gli infermieri che si sono laureati la settimana scorsa con un mese di anticipo rispetto alla data ufficiale. In primavera era accaduto lo stesso, proprio per potersi avvalere prima di preziosi professionisti. «Il concorso lo faremo la prossima primavera, perché richiede tempi più lunghi e, soprattutto, perché vogliamo che possa partecipare il maggior numero possibile di candidati» afferma Gianluca Leggio, direttore Servizio Risorse Umane dell’Asst Spedali Civili di Brescia.
Sul fronte dei medici, si sta facendo il conto alla rovescia per il giorno in cui si specializzeranno sette anestesisti, fissato per il 16 novembre. Sono figure che già lavorano in ospedale con contratti di collaborazione e che diventeranno dipendenti dopo l’esame. Sono stati reclutati in primavera, insieme ai medici in formazione del quarto anno, sulla base del decreto legge 9 marzo 2020 che ha dato la possibilità alle aziende sociosanitarie di sottoscrivere contratti di lavoro autonomo o co.co.co per affrontare il periodo dell’emergenza sanitaria.
A questo proposito, nella seduta di Giunta regionale dello scorso 3 novembre è stato approvato un progetto di legge in cui, tra le varie misure, è previsto uno stanziamento di 1,5 milioni di euro per gli specializzandi che hanno lavorato durante l’emergenza Covid-19 e che, a causa della normativa nazionale, non hanno potuto godere di un contratto di lavoro.
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