Civati: «Renzi nelle fabbriche? È una provocazione»
La distanza tra i due, e la divisione tra le anime del Pd, è ormai così evidente che si nutre anche di simboli. Lunedì il premier Matteo Renzi sarà a Brescia per incontrare gli industriali alla Palazzoli, con un passaggio anche dalla Omr del presidente di Aib Marco Bonometti. Sabato sera Pippo Civati, tra gli esponenti della minoranza del partito, quella che vorrebbe più sinistra, era alla Latteria Molloy, in città, per il concerto di Giovanni Lindo Ferretti. Renzi che vuole incarnare la cultura del fare, Civati tra il pubblico dei fedeli alla linea di chi nei Cccp cantava «Io sto bene, io sto male, io non so come stare. Non studio non lavoro non guardo la tv, non vado al cinema non faccio sport».
Uno dagli imprenditori, l'altro da Ferretti. E' la sintesi del Pd spaccato in due? «Ma no - sorride - anche se ormai è così su tutto. Più che altro temo per lunedì, spero che non ci siano problemi. Visitare le fabbriche in un periodo come questo è una provocazione».
I movimenti antagonisti hanno già annunciato un'accoglienza calda, ma anche dalle organizzazioni dei lavoratori non sono mancate le polemiche, con la Fiom che ha scritto una lettera invitando il capo del governo a non visitare la Palazzoli «perché discrimina il sindacato» e che ha poi polemizzato sul fatto che per consentire l'incontro di lunedì gli operai siano costretti a ferie forzate.
Eppure, se la guarda da un altro punto di vista, l'arrivo di Renzi può essere letto come un segno di vicinanza a imprenditori e lavoratori. Quando era venuto in visita all'impianto del Gruppo Bonomi, che fa capo al vicepresidente di Confindustria, il premier diceva di voler stare con chi si spacca la schiena. «Certo - risponde Civati - ma attorno ci sono le fabbriche che chiudono, le persone che perdono il lavoro. Dopo Brescia andrà anche a Taranto e a Terni e lì dopo le manganellate sono veramente incazzati. Spero che non ci siano tensioni, insistere in questo modo mi sembra proprio provocatorio».
Civati se ne va rapidamente, il concerto è finito e lo attende il passaggio verso casa. Poco meno di un anno fa correva per prendersi il Pd, poi alle primarie ha preso il 14,2% contro il 67,8% dell'ex sindaco di Firenze. Una minoranza politica, una minoranza antropologica: sono solo simboli accostati, ma da una parte c'è Confindustria, dall'altra un piccolo club con un guru apocalittico che canta rabbia e smarrimento. In fondo, lunedì questi due poli saranno di nuovo a confronto.
Emanuele Galesi
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