Cinque saggi per una statua: il Bigio sotto esame
Sarà affidata ad una commissione di cinque saggi la sorte del Bigio, la statua di Arturo Dazzi il cui nome ufficiale è “L’era Fascista”. Il piedistallo è pronto, ma la città si è divisa tra chi giudica giusto rimetterla nel luogo per cui è stata realizzata e chi proprio non ne vuole sapere, perché la ritiene legata ad un periodo buio della storia Italiana.
Ora tocca a Massimo Minini, gallerista e presidente della Fondazione Brescia Musei, ai direttori dell’Accademia Santa Giulia e della Laba (l'istituto che ha curato il restauro dell'opera), rispettivamente Riccardo Romagnoli e Roberto Dolzanelli, e a due docenti dell’Università degli studi e della Cattolica di Brescia (ancora da nominare) dare una valutazione sull'opportunità di ricollocare la statua. Tutto ciò mentre il concorso internazionale, annunciato dal sindaco, sembra aver perso quota. Previsto per giugno, è rimasto nel cassetto.
La relazione dei saggi, non vincolante, verrà poi affidata alla giunta che dovrà esprimersi sul tema. E' nota la contrapposizione tra Emilio Del Bono, contrario al ritorno, e il vicesindaco Laura Castelletti, che si era detta inorridita dall'ipotesi di un concorso d'idee.
Di recente, a favore del ritorno della statua, si è espresso il parlamentare bresciano Gregorio Gitti, affiancato dalla gallerista Chiara Fasser. L'argomento, dunque, continua a far discutere, lo dimostrano anche le numerose lettere che continuano ad arrivare alla redazione del Giornale di Brescia, mentre il Bigio resta rinchiuso nei magazzini comunali.
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