Ciclo idrico integrato, la Provincia: «La scelta sarà di tipo politico»
«Con l’ultima Commissione Ciclo Idrico, svoltasi venerdì 7 ottobre, sono stati portati ulteriori elementi che possono aiutare a fare una scelta che sì è politica, ma supportata da elementi tecnici, economici e giuridici».
Così il presidente della Provincia di Brescia, Samuele Alghisi, in una nota interviene sul tema della gestione del ciclo idrico integrato, al momento affidato al gestore unico Acque Bresciane, società interamente pubblica, per la quale nel 2015 si era ipotizzata una natura mista, con l’ingresso di un partner privato con una quota tra il 40 e il 49%, da scegliere tramite gara.
Scelta ora rimessa in discussione, anche alla luce del documento presentato da Acque Bresciane nei giorni scorsi in Commissione ciclo idrico. «La scelta di un anno fa, di inserire nel programma del presidente, e di conseguenza della lista Territorio Bene Comune, l’approfondimento sul sistema idrico integrato della nostra provincia, sta trovando conclusione attraverso il lavoro svolto all’interno della Commissione ciclo idrico - sottolinea la nota -. La relazione dell’Ato del 10 giugno 2022 si concludeva in questo modo: “fatta salva una diversa opzione di indirizzo politico, allo stato e con gli elementi a disposizione, non sembrano ravvisarsi le condizioni per giustificare la modifica della scelta gestionale già assunta nel 2015”.
La stessa relazione a pag. 6, dopo aver valutato attentamente i numeri elaborati dalla relazione Agenia, scrive: “In tale ipotesi, per i cui dettagli si rimanda alla lettura del documento prodotto, non paiono configurarsi vantaggi così rilevanti da rendere il modello misto preferibile al modello in House. Si rileva infatti come sotto il profilo gestionale è proposto un limitato aumento complessivo degli investimenti, con un sostanziale pareggio della tariffa applicata, mentre sotto il profilo patrimoniale gli Enti Pubblici soci si troverebbero con una cospicua perdita di valore a fine concessione”. Dalla relazione risultava chiaro che non ci sarebbero stati vantaggi per quanto riguarda il patrimonio pubblico e di conseguenza i cittadini e le tariffe, anzi, una notevole perdita di più di 100 milioni».La nota dettaglia gli elementi gestionali e finanziari a sostegno del mantenimento della società pubblica, e conclude: «È errato pensare che la Provincia non voglia decidere, ma piuttosto ritiene che le condizioni rispetto al 2015, quando la società Acque Bresciane non esisteva ancora, siano completamente cambiate», aggiungendo: «La maggioranza invita i consiglieri di opposizione di valutare tutto il lavoro svolto e i risultati che ne sono usciti».
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