Chiede la carità, arrivano 50 multe: «Datemi una chance, pago»
Accento da ispettore Clouseau, una laurea di matematica in tasca, un passato da giramondo e un presente tra la strada, di giorno, e un dormitorio pubblico, di notte. «Abbandonato da tutti» si sfoga monsieur Voury, 66 anni compiuti a maggio e una grande dignità.
«Sono arrivato in città cinque anni fa. Un’azienda mi aveva offerto un posto di lavoro, ma poi è fallita e io con lei. Ho perso tutto». Chi non sembra dimenticarsi di lui è la Polizia locale di Brescia che una settimana fa ha lasciato nella cassetta delle lettere del dormitorio dove l’uomo trascorre ogni notte, un verbale da 142 euro per aver violato l’articolo 7 lettera L del regolamento di Polizia urbana. «Effettuava attività di accattonaggio» hanno scritto gli agenti riferendosi alla giornata del 21 luglio scorso. «Non è stato possibile contestare immediatamente il reato perché il trasgressore si allontanava repentinamente» recita il verbale.
Probabilmente monsieur Voury quel giorno era particolarmente in forma visto che da alcuni anni è alle prese con i postumi di un ictus che gli ha semiparalizzato la parte destra del corpo. Stringe a fatica la mano e cammina trascinando il piede. «Ripago dando lezioni». Quella ricevuta nei giorni scorsi è solo l’ultima di una serie di multe. Sempre per aver chiesto la carità. «È la cinquantesima per la precisione in cinque anni che vivo a Brescia».
Non ne ha mai pagata una perché nella nostra città non ha residenza e, tramite il consolato francese, è riuscito ad ottenere solo due mesi fa una pensione minima. «Sono 400 euro al mese. Mi basta per ripartire se solo riuscissi ad ottenere un indirizzo di residenza» racconta. Dopo l’ultimo verbale ha deciso di scrivere al sindaco della città Emilio Del Bono. «Chiedo scusa, non volevo causare un problema al decoro sul territorio del Comune» è la chiusura della lettera spedita ieri in Loggia. «Sono sempre vestito ordinato, non mi siedo a terra, resto in un angolo con un cartello in mano e ringrazio le persone che mi lasciano qualche moneta. Sono soldi che utilizzo principalmente per comprare i farmaci che mi hanno prescritto in ospedale dopo l’ictus» spiega. «Senza casa, laureato, cerco lavoro, posso dare lezioni» ha scritto con un pennarello nero sul foglio che mostra ai bresciani che lo incontrano in corso Zanardelli. «Metto a disposizione le mie conoscenze. Anche al sindaco. Posso dare lezioni di francese, matematica e fisica. E ricostruirmi così una vita».
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