Che fine hanno fatto i tablet della Regione Lombardia?

Se lo chiedono in molti. Ora c'è anche un'interrogazione in Consiglio regionale che cerca di fare luce sulla questione
La Lombardia è stata la prima regione a sperimentare il voto elettronico - Foto © www.giornaledibrescia.it
La Lombardia è stata la prima regione a sperimentare il voto elettronico - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Che fine hanno fatto i tablet della Regione lombardia usati per il referendum del 22 ottobre scorso? Le scuole li stanno davvero utilizzando? I 23 milioni di euro spesi per l’acquisto delle voting machine riconvertite per la didattica sono stati davvero un investimento, come sosteneva l’allora presidente Roberto Maroni?

Domande per il momento inevase, dato che come abbiamo raccontato qualche giorno fa le macchine votanti sembrano essere svanite nel nulla, mentre gli istituti che le hanno ricevute non sono esattamente entusiasti del prodotto: lento, poco pratico, di scarsa utilità per gli alunni.

Ora le questioni sollevate a un anno dal voto sull’autonomia arrivano anche in Consiglio regionale, grazie a un’interrogazione del consigliere Pd Gian Antonio Girelli.

«Nel 2017 sono stati acquistati 24 mila apparecchi per una spesa di circa 23 milioni di euro - spiega Girelli -. Al di là delle opinioni critiche che il Pd ha già espresso sull'utilità della spesa fatta su proposta del Movimento 5 Stelle, a questo punto vogliamo un elenco dettagliato del numero dei tablet dati alle scuole lombarde». 

L'interrogazione verrà discussa martedì 6 novembre. La Regione aveva detto che delle 24 mila voting machine, quattromila erano state tenute per eventuali futuri voti referendari, mentre le altre 20 mila erano state consegnate agli istituti lombardi. Quali? Finora non è stato possibile avere un elenco completo, fatto salvo per i 1.500 apparecchi distribuiti nel Milanese lo scorso dicembre. E poi, con quali risultati? Anche questo aspetto è tutto da chiarire. 

«Non solo manca chiarezza sull'effettivo utilizzo di apparecchiature costate care - conclude Girelli -, ma, come prevedibile, ci sono anche diverse perplessità sulla reale utilità delle voting machine. Dopo dodici mesi è necessario avere risposte per valutare anche se quella spesa si è rivelata realmente poco lungimirante».

 

 

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