Che cos'è la cannabis legale

La canapa a basso contenuto di Thc viene venduta da un’azienda di Parma nata lo scorso maggio, al centro di un boom
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Si chiama EasyJoint la cannabis legale, o light, in vendita da circa sei mesi in Italia e arrivata pure a Brescia, nell’Eni Cafè di via XXV aprile, dove è andata esaurita nel giro di poco tempo. I due titolari del bar e del distributore sono tra i concessionari abilitati alla vendita del prodotto, disponibile anche online o in locali in tutta Italia (tra i più vicini se ne trovano a Bergamo, Cremona o Castiglione delle Stiviere). Sempre in città, a breve è prevista l'apertura in via Diaz di un nuovo negozio dedicato esclusivamente alla canapa.

EasyJoint Project srl è anche il nome dell’azienda di Parma che produce e commercializza la canapa sativa, raccolta in confezioni da 8 grammi, in vendita a 17 euro. Nei barattolini trasparenti si trovano le infiorescenze, con relativi semi, foglie e rametti, usate per fumare.

Si tratta di un prodotto legale, in quanto il contenuto di Thc, il tetraidrocannabinolo alla base degli effetti euforizzanti della marijuana, è più basso del limite dello 0,6% concesso dalla legge italiana. In compenso, nella canapa in vendita ci sono cannabinoidi che producono effetti rilassanti e ansiolitici. In sostanza, calma senza produrre lo sballo comunemente associato all’erba.

EasyJoint ne vende di diversi tipi. Il principale è «l’originale», cioè infiorescenze femminili di Eletta Campana, con un alto tasso di cannabidiolo, un elemento non psicoattivo ma dagli effetti, tra gli altri, antinfiammatori, sedativi, antidolorifici, antipsicotici. 

In catalogo ci sono poi lo Special blend, un mix di Futura 75, Finola e Fedora; la Seedles Nova, con infiorescenze di Fibranova; la Bio Futura, coltivata con metodo biologico e caratterizzata da aroma di agrumi, si legge sul sito dell’azienda. 

EasyJoint non è l'unico esempio di cannabis legale: ne esiste anche una chiamata Seed Of Love, venduta da Ganesh, un negozio di via Pietro dal Monte, in città. Le caratteristiche del prodotto sono analoghe a quello diventato famoso in questi mesi, con un livello di Thc dello 0,5%, inferiore dunque al limite fissato dalla normativa. 

Coltivata in tutta Italia, la canapa sativa, o industriale, viene usata per produrre fibre tessili, bioplastica, farina e un olio per il settore alimentare. Ma come viene assunta? Viene fumata, ma su questo EasyJoint se la cava con un filo di ambiguità. Sull’etichetta si dice che è per uso tecnico, sul web l’azienda «non consiglia un utilizzo specifico», dicono online. L’unica certezza è che «non è però un prodotto medicinale, alimentare o da combustione».

I minori in teoria non possono acquistarla: «Seppur non esista alcuna legge che impedisca la vendita ai minori è nostra scelta non rendere disponibile il prodotto a questi». Non essendo una sostanza stupefacente, non dovrebbe essere rilevata dai test di urine e capelli: «Essendo i tester tarati per verificare livelli di THC eccedenti il limite consentito, le tracce di THC eventualmente presenti dopo l’assunzione di EasyJoint non dovrebbero risultare significative. Se hai dubbi o necessità di valutare una situazione particolare - si legge sul sito - ti consigliamo di rivolgerti ad un avvocato». In ogni caso, l’azienda sostiene che si possa guidare dopo averla assunta.

In un servizio andato in onda su Sky TG24, chi l’ha provata racconta di «un effetto rilassante, non euforico».

I clienti bresciani di EasyJoint, in sostanza, confermano la descrizione. «Una piacevole sensazione di rilassatezza - racconta chi l'ha usata -. L'effetto dell'erba legale è un po' quello di una seduta lampo in una Spa. Di quelle che ti sciolgono le spalle e invitano al sorriso, senza però influire sulla lucidità di pensiero. L'unico limite, per alcune varietà di EasyJoint, è l'altissima presenza di semi, che rende la preparazione un po' un campo minato».

Con vendite che in pochi mesi hanno raggiunto i centomila barattoli, l’azienda parla di un utile che raggiunge il milione di euro sfruttando un campo in cui la richiesta è evidentemente alta e l'offerta, fino a pochi mesi fa, non c'era. Almeno entro i confini della legalità.

«Non vi è una norma che vieta la commercializzazione del fiore a basso contenuto di Thc - spiega uno dei responsabili dell'azienda -. Vivendo in uno stato di diritto in cui ciò che è vietato dev’essere esplicitamente vietato per legge, crediamo e sappiamo che l’infiorescenza può essere commercializzata. È una provocazione, la nostra, ma positiva».

Tutto ciò avviene infatti in un periodo in cui in Italia si dibatte sull'opportunità di rendere legale l'uso della cannabis senza limitazioni per il Thc. Proprio oggi è prevista alla Camera la discussione sul ddl che dà il via libera alla cannabis per uso terapeutico. Il Governo ha predisposto la copertura necessaria al provvedimento, stimata in 1,9 milioni di euro. 

Al momento non è possibile fare una ricognizione dei conti dell’azienda, dato che non è stato depositato alcun bilancio. I soci di EasyJoint Project, Luca Marola (nato Reggio Emilia nel 1977 e residente a Parma, socio di maggioranzacon il 43% delle quote), Leonardo Brunzini (nato a Cupramontana, Ancona, nel 1970, amministratore con il 42%), Federico Valla (nato nel 1993, 10%) e Mirco Lentini Campallegro (1996, 5%), l’hanno costituita lo scorso 23 maggio con un capitale sociale di 8.500 euro. Il settore in cui è inserita la società? «Commercio all’ingrosso di fiori e piante». 

 

 

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