Ceri e Rose: la città ideale per l'«esordio» di mons. Tremolada

Il nuovo Vescovo di Brescia nel tradizionale appuntamento della cerimonia dei Ceri e delle Rose traccia la città ideale
  • Ceri e Rose, la cerimonia a San Francesco
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Non esiste città là dove ognuno pensa solo a se stesso e guarda tutto in funzione del proprio interesse. La città troverà invece veri amici e sostenitori in coloro che sceglieranno di operare sempre in una logica di servizio, facendo del bene comune il costante obiettivo delle proprie azioni. La cura dei più deboli deve essere al primo posto: questa è la regola sovrana di una società che merita di essere ricordata in futuro come esemplare.

La legge del più forte è la legge della giungla; la legge della città degli uomini è quella della difesa del più debole da parte del più forte, della cura dei più fragili da parte di tutti. Ognuno di noi è in grado di dare a questa debolezza e fragilità contorni molto chiari quando richiama alla mente volti ben precisi che in questo stesso momento si trovano in situazione di disagio, di fatica e di sofferenza.

Il vescovo Pierantonio Tremolada, nella sua prima celebrazione dell’Immacolata a Brescia, ha scelto di tracciare quella che ritiene essere la città ideale: «Che cosa cioè desidererei che fosse, o che fosse sempre di più». Come da tradizione, nella chiesa di San Francesco dei frati minori conventuali, si è rinnovato lo scambio dei ceri e delle rose tra l’Amministrazione comunale cittadina, rappresentata dal sindaco Emilio Del Bono, e il Vescovo, guida spirituale della città oltre che di tutta la Diocesi. 

Le consegna delle rose bianche è una tradizione che risale al 1858 quando l’allora ministro generale dell’Ordine dei Frati minori conventuali inviò a papa Pio IX una rosa d’oro come segno di gratitudine per la proclamazione del dogma dell’Immacolata concezione. Una tradizione che si ripete anche in piazza di Spagna a Roma, a iniziarla fu Pio XII

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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