C’erano una volta i fiumi: Mella e Chiese come fantasmi, l’Oglio sotto portata minima
I fiumi e i laghi si abbassano, mentre le temperature si alzano, le colture hanno sempre più sete e la pioggia resta un sogno. Il caldo e la siccità mordono ambiente, uomini e animali come statistiche e memoria d’uomo non hanno mai registrato.
Il Mella praticamente non c’è più, il Chiese è quasi un fantasma e l’Oglio boccheggia. L’Eridio è allo stremo, il Sebino sta male e il Garda soffre. In buona parte del Bresciano l’acqua per l’agricoltura non c’è più. Da domenica il Consorzio di bonifica del Chiese ha sigillato i rubinetti: niente alimento per il Naviglio Grande Bresciano e la roggia Lonata Promiscua.
La prima attraversa il territorio che da Gavardo arriva a San Zeno, passando da Mazzano, Rezzato, Sant’Eufemia, uno dei canali irrigui più importanti ed antichi della provincia. La seconda va da Bedizzole ad Asola, spartendo la sua acqua (ovviamente quando c’è) fra Bresciano e Mantovano. Chiese. Il provvedimento, stante la situazione, era previsto. Non c’era alternativa, dice il presidente del Consorzio, Luigi Lecchi.
«Più di quanto abbiamo fatto non si poteva», commenta. «Quanto ai contadini sono da ammirare per quello che sono riusciti a fare con la poca acqua che avevano a disposizione. Provano rabbia mista a rassegnazione». Dal lago d’Idro ieri uscivano 5 mc al secondo (contro un afflusso di 7,5 mc/s). «È una quantità minima che serve per mantenere in vita la fauna ittica», dice Lecchi.
Dei 5 mc/s tre servono per il minimo deflusso vitale, il resto viene rilasciato nel Naviglio Grande e nella Lonata perché non muoiano. «Le derivazioni secondarie - dice il presidente - sono chiuse». Una quota essenziale affinché il Chiese esca dal lago con la dignità di fiume, invece di scomparire per alcune centinaia di metri come accade in questi giorni.
Igiene
La magrezza del Chiese pone ben più di un problema. Fra i compiti dei Consorzi di bonifica c’è il controllo sulla salubrità dell’acqua: «Con livelli così bassi - spiega Luigi Lecchi - non possiamo garantire la sua qualità igienico-sanitaria». Poca acqua e potenzialmente malata. La pioggia è l’unico rimedio. «Il Mella non c’è praticamente più», rincara sconfortato il direttore del Consorzio di bonifica Oglio Mella, Cesare Dioni. «La situazione continua drammaticamente a peggiore. I pozzi funzionano ancora, ma i costi per estrarre l’acqua sono sempre più alti». Quanto ai fontanili, una risorsa preziosa per l’ambiente e l’agricoltura, «sono ridotti a rigagnoli».
Anche il fiume bresciano maggiore ha ridotto la sua portata. Luigi Ferrari, presidente del Parco Oglio Nord (nonché agricoltore), annuncia che «dalla settimana scorsa il deflusso ecologico è stato ridotto». Spieghiamo. Il deflusso minimo è il 10% della portata media, dunque 6,6 mc/s. Nella stagione irrigua si può derogare per 60 giorni: 31 sono già stati usati. Nei giorni scorsi, dunque, d’accordo tutti gli enti, sono scattati i restanti 29. Adesso il deflusso minino è di 3,3 mc/s. Una quantità che consente all’Oglio di sopravvivere, sia pure boccheggiando.
Ieri, a Sarnico, il Sebino segnava un’altezza idrometrica di -26 centimetri, con un afflusso di 20 mc/s contro un deflusso di 28 mc/s. «I fontanili della zona dell’Oglio si stanno prosciugando», conferma Ferrari. «Gli agricoltori che li hanno confidano nei pozzi». Anche il lago di Garda scende, sia pure in maniera meno evidente. Ieri la sua altezza idrometrica era di 47,5 centimetri contro i 57,2 dell’11 luglio. Alle 18 entravano 12,2 mc/s, rilasciando nel Mincio 70 mc/s.
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