Centro sportivo a Torbole: Cellino e la sindaca Sisti rischiano il processo
L’accusa è di turbata libertà degli incanti. Dopo la chiusura delle indagini, la Procura è pronta a chiedere il rinvio a giudizio del presidente del Brescia calcio Massimo Cellino, della sindaca di Torbole Casaglia Roberta Sisti, di Mauro Ometto, all’epoca dell’inchiesta assessore ai Lavori pubblici dello stesso Comune, e di Fabio Vizzini, componente della commissione urbanistica fino al 31 novembre 2017 e incaricato dal Brescia calcio di fissare il valore dell’area di via Donatori di Sangue nel paese della Bassa, dove è sorto il centro sportivo delle rondinelle.
In attesa di capire cosa deciderà il tribunale del Riesame sulla richiesta del maxi sequestro da 59 milioni di euro avanzata dalla Procura nei confronti di Cellino, l’imprenditore sardo rischia il processo per l’iter di compravendita del terreno voluto per far nascere la struttura d’allenamento di Bisoli e compagni. Secondo la tesi accusatoria, i quattro indagati avrebbero «posto in essere atti fraudolenti, consistiti nel posticipare all’esito della procedura di vendita dell’immobile, la definizione della procedura di variante del Pgt che avrebbe dovuto modificare la destinazione d’uso del terreno in area ad uso privato.
Il tutto al fine di scoraggiare la partecipazione all’asta pubblica, ulteriori offerenti rispetto al Brescia Calcio garantendone l’aggiudicazione alla società di Cellino ad un prezzo di molto inferiore rispetto a quello ottenibile se la variante fosse stata approvata prima di procedere alla procedura di vendita».Secondo il pm Erica Battaglia dalle dichiarazioni rese da esponenti della giunta e dell’allora consiglio comunale di Torbole, era emerso «che l’Amministrazione comunale si era determinata a vendere l’area al Brescia Calcio per concretizzare alcune promesse elettorali e per fregiarsi di avere portato la squadra calcistica nel territorio comunale».
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