Centrale del Latte, il Pd: «Polemica ridicola»
Gentile Direttore,
siamo venuti a conoscenza della reazione sdegnata dell'ex assessore al Comune di Brescia Labolani e dell'associazione «Generazione Famiglia» rispetto alla campagna pubblicitaria della Centrale del Latte che ritrae un giovane uomo (un padre o uno zio) giocare a colorarsi e truccarsi il viso con una bimba (figlia o nipote). Sotto l'immagine lo slogan «La famiglia ha un nuovo formato», che fa riferimento sia al nuovo formato delle confezioni del latte, sia alla società che cambia.
Tralasciando il grado di parentela del giovane uomo con la bimba (potrebbe infatti essere lo zio o il padre, e magari un padre vedovo o separato) non si può non vedere quanto sia bella questa immagine, di un ragazzo, di un uomo, un maschio, che si prende cura, interagendo con lei, di una bimba, entrando nel suo mondo attraverso il gioco e rimandando il senso di complicità e serenità tipiche dell'idea di famiglia.
Quel giovane uomo rappresenta una generazione, la nostra, troppe volte additata come nichilista, senza valori, individualista, la generazione che pensa solo alla carriera o al proprio divertimento: il messaggio veicolato da questa pubblicità rilancia invece l'idea di una generazione che vuole una famiglia, ne capisce il valore e si impegna perché essa sia un luogo accogliente, con i mezzi e i modi che non sono più quelli dei nostri nonni, ma quelli di questo nostro tempo di oggi.
Una famiglia che è cambiata nei fatti da tempo, e non perché da pochi mesi (finalmente) è stata votata la legge Cirinnà, che regolamenta le coppie di fatto omosessuali e eterosessuali, ma perché, che lo si voglia vedere o meno, è nei fatti che i nuclei sociali basilari, le famiglie appunto, hanno cambiato formato.
È la società che è arrivata prima della politica: pensiamo non solo alle coppie omosessuali, ma ai milioni di convivenze, alle unioni tra vedovi, a familiari giovani o meno giovani che condividono lo stesso tetto per esigenze economiche o affettive, ai genitori separati con figli.
Pensiamo ai tanti impegni lavorativi che obbligano ad allargare il perimetro di ciò che chiamiamo famiglia e amici a cui appoggiarsi per chiedere aiuto o a cui offrire aiuto.
Labolani definisce come «aberrante» la campagna. Bene, noi definiamo ridicola questa modalità usata per tornare a riempire le pagine della cronaca, per recuperare qualche briciola di consenso. Ed ancora di più riteniamo offensivo questo modo di seminare la paura nei bresciani solleticando la loro pancia e paventando uno spauracchio inesistente, quello cioè che una campagna pubblicitaria possa mettere in crisi i veri valori familiari. Non capendo che è proprio il contrario, cioè che con quell'immagine i valori della famiglia vengono semplicemente resi attuali, interpretati nel mondo di oggi e, quindi, resi più vicini alla realtà.
Una campagna creata tra l'altro da giovani, Roberta, Michele e Luca, cui siamo vicini, che vivono la quotidianità della gente comune, di tutti noi, e che per questo ben hanno saputo interpretarla e rappresentarla. A differenza di Labolani.
On. Miriam Cominelli - Deputata PD
Massimo Reboldi - segreteria provinciale PD
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