Cento persone in piazza a Brescia per la democrazia in Senegal

Scontri e morti nel Paese africano dopo l’arresto del principale oppositore. La testimonianza della bresciana Quaresmini
La manifestazioni in Stazione a Brescia dei cittadini senegalesi
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Le proteste che da giovedì incendiano le vie di Dakar, la capitale del Senegal, dopo la condanna del leader dell’opposizione Ousmane Sonko, sono arrivate fino al piazzale della stazione di Brescia. «Salam. Vi invitiamo a un sit-in alle 18 per denunciare il regime dittatoriale di Macky Sall» recitava il messaggio, in francese, diffuso domenica sui social dalla sezione bresciana del Pastef, il partito dell’opposizione capitanato proprio da Sonko.

Al punto d’incontro si sono presentati in tanti, oltre un centinaio, senza preavviso, giovani soprattutto. «Potevamo stare a casa, ma i nostri fratelli e le nostre sorelle stanno morendo e non è normale» grida un ragazzo, la voce alterata dall’emozione e la bandiera gialla, rossa e verde indosso, a mo’ di gilet. Attorno a lui, la folla di manifestanti agita i cartelli, alcuni recanti il logo del Pastef, altri motti più generici, come «Liberons le Senegal», liberiamo il Senegal.

«Le forze dell’ordine hanno fatto notare ai manifestanti che sarebbe stato opportuno ottenere l’approvazione ufficiale prima di scendere in piazza - racconta la bresciana Flora Quaresmini, il cui marito senegalese ha partecipato alla manifestazione -. È vero, il sit-in è stato improvvisato. Nonostante ciò si è svolto in maniera pacifica (a differenza dei momenti di tensione vissuti ieri a Milano davanti al Consolato, ndr). L’obiettivo era sensibilizzare su ciò che accade a Dakar».

Quaresmini, che ha vissuto a Dakar per 18 anni, descrive la popolazione senegalese come «stanca, provata da un governo che è tutto tranne che democratico».

La situazione nello Stato dell’Africa Occidentale sembra presagire se non una guerra civile, certo una situazione di costante pericolo: gli scontri tra la polizia governativa, al servizio del presidente Macky Sall, e i manifestanti, in gran parte sostenitori di Sonko, hanno portato a 500 arresti in soli tre giorni. I morti si stanno ancora contando. Vanessa Marchese-Dieng, referente di Inca Cgil Dakar, parla di almeno 20 vittime (16 secondo le stime ufficiali riprese dalle agenzie di stampa internazionali). Il governo ha sospeso la connessione Internet tutti i giorni dalle 13 a mezzanotte. Anche col Wi-Fi i social non sono accessibili se non tramite Vpn.

Rivalità e malcontento

Le proteste sono scoppiate in seguito alla condanna di Sonko per «corruzione di giovani», accusa riferita ai rapporti sessuali che il politico avrebbe intrattenuto nel 2021 con una ragazza minore di 21 anni. In Senegal il fatto costituisce reato e prevede una pena di reclusione fino a 5 anni. Sonko, molto popolare nella fascia giovane - i due terzi della popolazione hanno meno di 30 anni - è stato condannato a due anni di carcere e poi arrestato con l’accusa di «disturbo dell’ordine pubblico». Permanendo questa situazione sarebbe escluso dalle presidenziali di febbraio 2024, a vantaggio di Sall, che, al potere dal 2012, si presenterebbe per un terzo mandato.

Siciliana, da 16 anni residente a Dakar, Marchese specifica: «La rivalità tra Sall e Sonko è tuttavia solo un pretesto. La causa del malcontento è da ricercare nell’aumento della povertà, nel ristagno dei salari (fermi agli anni ’70) e nelle politiche estere che vedono il Senegal ancora assoggettato alla Francia e alle altre potenze economiche internazionali».

In Italia si contano più di 200mila senegalesi. A Brescia la comunità senegalese rappresenta più del 13% dei residenti africani, mentre in città un residente su 25 è di origine africana.

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