Cento anni di mezzi a motore: com'è cambiato il parco auto
Una cavalcata inarrestabile. Così si può definire la nascita, lo sviluppo e la diffusione dell’auto in Italia. Una storia che intreccia non solo la ricerca tecnologica, ma anche lo sviluppo industriale, la conformazione dei centri abitati, degli spazi aperti, gli usi e le abitudini della gente italiana e le ricadute ambientali che un eccessivo impiego di mezzi a motore ha, nel corso degli anni, comportato.
Raccontando dell'auto si racconta e si fotografa un Paese nei suoi connotati: dai più genarali ai più minuti, dove un modello di auto o un colore di carrozzeria pescano nella memoria collettiva e personale degli italiani. Dettagli che, se esplosi, danno vita a aneddoti da caro diario.
Lasciando da parte la poesia, abbiamo tenuto i numeri: quelli delle serie storiche Istat disponibili attraverso i quali si è voluto rappresentare la distribuzione dei mezzi per categoria in base al pagamento del bollo in un arco temporale significativo: dal 1914 al 2015.
Un secolo di storia che, nel suo andamento, non può non tenere conto dei due conflitti mondiali - in cui lo sforzo produttivo di mezzi a motore fu indirizzato al settore bellico - della crisi internazionale del 1929 che toccò anche il nostro Paese, la ripresa del secondo dopoguerra che vide, nel primo decennio dopo la Seconda guerra mondiale, un collettivo anelito di normalità. Si cominciava a risorgere da un tragico periodo. Proprio in questo contesto si riaccese l’aspirazione a un mezzo di trasporto individuale. Che fu inizialmente concepito come mezzo a due ruote e solo successivamente a quattro.
Ecco allora il protagonismo degli scooter Vespa e Lambretta. Fu grazie a questi due mezzi che gli italiani ritrovarono la via della motorizzazione. Ed è in questi anni che i mezzi a due (e tre) ruote risultano numericamente imperanti. Una supremazia che, come sappiamo, sarebbe stata sbriciolata negli anni seguenti.
A dare la definitiva spallata e a compiere il sorpasso le due più famose utilitarie Fiat, la 600 del 1955 e la Nuova 500 del 1957.
Sarà nel decennio successivo che l'auto verrà consacrata come il mezzo di trasporto per eccellenza. È a questa altezza, precisamente nel 1964 - lo stesso anno in cui la Ferrero lancia sul mercato la Nutella, Gigliola Cinquetti vince il Festival di Sanremo con Non ho l’età e in cui il mondo apprende per la prima volta la correlazione tra fumo di sigaretta e cancro ai polmoni - che avviene il sorpasso delle auto sui ciclomotori.
A fronte di 4.296.491 motoveicoli (oltre ai mezzi a due ruote sono compresi anche quelli a tre) sulle strade italiane circolano nel 1964 4.674.644 automobili.
Interessante anche il dato relativo al numero di auto per abitanti. Nel nostro Paese la soglia della vettura ogni dieci abitanti fu raggiunta nel 1965 raggiungendo una proporzione che gli Usa avevano toccato quarant’anni prima (1924) grazie alla Ford T.
Il movimento di crescita è ben visibile anche nel focus realizzato per Brescia e provincia. In questo caso si sono utilizzati i dati forniti dall'Aci in un intervallo di 60 anni: dal 1951 al 2011. Se nel primo grafico nazionale si sono presi in considerazione le diverse tipologie di mezzi, in questa seconda info-grafica si è tenuto in considerazione la crescita del bacino di tutti i veicoli in relazione all'aumento delle quattro ruote.
Se nel 1951 le auto sono poco più della metà dei veicoli totali (8.106 su 17.588). Dieci anni dopo, ad una crescita sensibile dei mezzi a motore, le auto sono circa un terzo della torta, ma è nel decennio successivo (1961-1971), perfettamente in linea con l’andamento nazionale, che a Brescia si assiste al all’aumento sostanziale delle quattro ruote.
Nel 1971 tra i mezzi totali (262.215) e le auto (204.475) c’è uno scarto di 57.740 unità. In dieci anni le auto sono quasi 165.530 in più. Un dato che può essere messo in correlazione al cambiamento e all'espansione dei centri abitati. Le città italiane con oltre 100.000 abitanti erano 26 nel 1951 (tra cui già Brescia che ne contava 142.059) nel 1971 sono 45. A Milano, ad esempio, nel 1960, il 13% delle case non disponeva di acqua potabile, il 24% non aveva servizi igienici con acqua corrente, nel 42% mancavano i bagni tout court, e nel 51% non c'era il riscaldamento. Nonostante ciò i consumi salirono, paradossalmente più quelli di lusso che quelli primari, più le automobili del vitto.
Per quanto riguarda il decennio successivo si assiste ad un'altra infornata di auto in circolazione quasi pari a quella della decade precedente. Le vetture, nel 1981 sono 367.712, 293 in meno rispetto ai dieci anni precedenti.
Ma il record di crescita si registra a Brescia tra il 1981 e 1991: in dieci anni crescono di 199.537 unità. Nei dieci anni successivi l'aumento scende a 85.957 vetture - è l'aumento minimo nei 60 anni presi in considerazione. Sfiorano le centomila auto - 97.874 - quelle che circolano tra il 2001 e il 2011.
L'ultimo grafico riguarda, invece, la composizione del parco auto di Brescia dal 2001 al 2018. In questo caso si trovano registrate tutte le categorie di mezzi. Nell'intervallo di anni preso in esame le auto crescono ancora tra il 2001 e il 2011 ci sono in circolazione più di 97mila auto.
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