Castenedolo ricorda quei tre aviatori americani caduti a Capodimonte per la libertà

Il loro caccia fu abbattuto il 18 marzo 1945. Domenica la posa della lapide che renderà omaggio al loro sacrificio
Il sergente Louis J. Kocsis, 19enne del Connecticut, accanto all’A-20G, caccia notturno americano della Seconda guerra mondiale - © www.giornaledibrescia.it
Il sergente Louis J. Kocsis, 19enne del Connecticut, accanto all’A-20G, caccia notturno americano della Seconda guerra mondiale - © www.giornaledibrescia.it
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Il più giovane era il sergente mitragliere Louis J. Kocsis, di Torrington, nel Connecticut. Aveva 19 anni. Sei in meno del suo comandante, il tenente pilota Robert V. Smith, di Alameda, in California. Da civile faceva l’attore. Del sergente maggiore Peter W. Sellmann sappiamo solo che era nato nel distretto del Queens, a New York.

Tre aviatori, l’equipaggio del caccia notturno A-20G decollato dalla base di Pontedera alle 23.10 di domenica 18 marzo 1945. Nella notte fu colpito dalla FlaK, la contraerea tedesca dell’aerobase di Ghedi, e precipitò nei pressi della cascina Ginevra, a Capodimonte di Castenedolo.

Si racconta che con un’ultima, disperata manovra, il pilota evitò lo schianto contro la cascina, dirigendosi verso un gruppo di alberi. Tutti e tre gli aviatori riposano nel cimitero americano di Firenze. Domenica mattina, proprio sul muro della cascina, verrà posata la lapide in loro ricordo.

L’iniziativa è promossa dall’Associazione culturale Carmagnola e da AirCrashPO. La data è volutamente a ridosso del 25 aprile, giorno che celebra la Liberazione. Quei tre ragazzi venuti da Oltreoceano diedero la vita per la nostra libertà.

Archivi

La loro sorte e quella del caccia A-20G è stata ricostruita da AirCrashPO, un gruppo di ricercatori appassionati di archeologia aeronautica. In quindici anni di attività hanno trovato i resti di numerosi velivoli abbattuti o precipitati nella valle del Po durante le incursioni alleate, dal luglio 1944 all’aprile 1945. Nel marzo del 2016 sono arrivati a Castenedolo sulle tracce di un velivolo caduto nella campagna di Capodimonte.

Luca Merli, Giuseppe Spranzi (che nel 1945 aveva 4 anni) e Diego Vezzoli nell'area in cui precipitò l'A20-G americano - © www.giornaledibrescia.it
Luca Merli, Giuseppe Spranzi (che nel 1945 aveva 4 anni) e Diego Vezzoli nell'area in cui precipitò l'A20-G americano - © www.giornaledibrescia.it

Grazie a un testimone nella cascina Ginevra, Giuseppe Spranzi, che allora aveva quattro anni, hanno individuato il luogo esatto. Luca Merli e Diego Vezzoli, due fra i più esperti cacciatori di AirCrashPO, hanno setacciato il terreno con il metal detector, trovando frammenti di alluminio di un aereo. Merli, attraverso dei codici sul metallo, ha identificato il tipo di aereo. Un A-20G, appunto, un aereo specializzato nei voli notturni solitari. «Durante la missione - spiega Merli - rispettavano il silenzio radio. Dunque, si sapeva quando partivano ma, nel caso di abbattimento o di incidente, non dove fossero caduti».

Gli appassionati di AirCrashPO sono grandi esperti di ricerca sul campo, ma anche fra gli archivi militari cartacei e digitali. In questo modo sono riusciti a sapere di quell’A-20G partito da Pontedera alle 23.10 e mai più rientrato alla base: il velivolo schiantatosi nella notte fra il 18 e il 19 marzo 1945 a Capodimonte.

La lapide

La cerimonia che verrà compiuta domenica mattina sarà un gesto di pietà umana e di riconoscimento per il sacrificio della vita. I volontari di AirCrashPO hanno rintracciato una parente di Louis J. Kocsis. Una nipote diretta, Sandra Pasko, che vive a Torrington. Aveva tre anni quando lo zio fu abbattuto nel cielo di Castenedolo. La nipote. Domenica, durante la cerimonia, sarà in collegamento Skype. La stampa del Connecticut ha dato notizia del ritrovamento dei resti dell’A-20G, raccontando la vicenda e intervistando Sandra Pasko.

In una foto, mostra con orgoglio le onorificenze ricevute da Louis. «Speriamo proprio di riuscire ad avere il collegamento con la parente dell’aviatore», commenta il presidente dell’associazione Carmagnola, l’arch. Giuliano Filippini. «La vicenda dell’aereo caduto a Capodimonte era quasi una leggenda», dice. «I ricercatori di AirCrashPO sono stati davvero bravi a trovare quei frammenti di alluminio e a ricostruire la storia. È giusto rendere omaggio alla memoria dei tre aviatori e farlo in vista del 25 Aprile. Mi auguro - conclude il presidente Filippini - che all’evento partecipino tanti cittadini e autorità, come segno di gratitudine per chi diede la vita per la nostra libertà».

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