Caso Sorrentino: spuntano assegni e cambiali per uomini in divisa
Tra gli imputati c’è anche un poliziotto. Ora in pensione, ma al tempo dell’indagine responsabile dell’ufficio provinciale gestione automatizzata informazioni, la banca dati della Questura. «Conosceva la caratura criminale del gruppo ed era sotto scacco» ha detto dell’ispettore Enzo Origlia, l’ex collega Massimiliano Nevola, agente della Polizia di Stato sentito come testimone nel processo per ipotizzate estorsioni con metodo mafioso ribattezzato «Tre Monelli», il nome della pizzeria cittadina di proprietà di Massimo Sorrentino alla sbarra con altre 14 persone. Tra cui appunto l’ex poliziotto che deve rispondere di corruzione e accesso abusivo al sistema e rivelazione di segreti di ufficio.
Durante l’udienza di giovedì, la penultima prima della discussione prevista per il 24 settembre, sono emerse intercettazioni che gettano ombre sui presunti rapporti tra esponenti delle forze dell’ordine e gli imputati accusati di associazione a delinquere. «Ci si riferisce in particolare ad un colloquio intervenuto tra Massimo Sorrentino e Antonio Tony Garofalo nel corso del quale il primo, nel rivelare al secondo di aver appreso di essere intercettato non ha ostentato apprensione, facendo leva su un’ipotetica impunità derivatagli dall’aver cambiato assegni post datati» ha detto in aula il presidente del collegio Roberto Spanò rileggendo gli atti di indagine.
«Cosa me ne frega, vengono nel ristorante, si fanno i fatti loro, cambio gli assegni post datati. Non ce la fanno ad arrivare a fine mese altrimenti. E vengono a mettere il telefono sotto a me?» dice Sorrentino parlando con Garofalo alle 21.59 del 31 ottobre 2015 durante una telefonata durata quattro minuti. Stando dunque alle parole del titolare della pizzeria di via don Vender in città, uomini delle forze dell’ordine si rivolgevano a lui e ad altri componenti del gruppo finito nel mirino della giustizia, per prestiti, anticipo di denaro e cambiali.
Come quelle che vengono sequestrate a casa di Marco Garofalo, durante una perquisizione in casa, per un valore di 6.100 euro, senza indicato il nome del beneficiario e con una marca da bollo incollata sul retro. La cifra è la stessa che secondo la Procura si sarebbe messo in tasca l’ispettore Origlia «quale remunerazione per compiere o aver compiuto gli atti contrari ai doveri d’ufficio».
In particolare è stata messa sotto la lente di ingrandimento la data del 16 novembre 2015. Ritenuta spartiacque. «Viene fatto un accesso al sistema della Questura per verificare la targa che risulta abbinata ad un’auto utilizzata dalla Questura e che utilizzavamo per seguire gli attuali imputati» ha detto nella sua testimonianza l’agente Massimiliano Nevola. «E dopo quel giorno Sorrentino e gli uomini a lui vicini hanno saputo di essere pedinati e si sono messi con grande attenzione. Ci hanno contropedinati e - ha aggiunto il poliziotto che indagò - nove giorni dopo venne pure tagliato il cavo di una telecamera che avevamo installato davanti alla pizzeria Tre Monelli per poter filmare gli spostamenti». Nel corso dell’udienza Sorrentino ha rinunciato all’esame dell’imputato così come l’ex ispettore Origlia. Il processo riprenderà, per avviarsi alla conclusione, a fine settembre.
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