Caso pm milanesi: Storari in abbreviato, Davigo si difende
Scelgono strade processuali diverse l'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo e il pm di Milano Paolo Storari, imputati a Brescia per il caso dei verbali di Piero Amara su una presunta loggia Ungheria. Verbali consegnati nell'aprile 2020 all'allora componente dell'organo di autogoverno delle toghe dal pubblico ministero milanese per autotutelarsi in quanto i vertici del suo ufficio, a suo dire, avrebbero ritardato le indagini su quelle dichiarazioni da lui ritenute gravi.
Storari sceglie il rito abbreviato
Stamane infatti, davanti al gup di Brescia Federica Brugnara, dopo l'interrogatorio di Davigo, Storari, assistito dall'avvocato Paolo Della Sala, ha chiesto il giudizio con rito abbreviato. Una mossa, questa, che gli consentirà, oltre che un terzo di sconto della pena nella infelice ipotesi di una condanna, di «sganciarsi» dalla posizione del suo coimputato e di essere giudicato solo sulla base degli atti contenuti nel fascicolo, tra cui le molte carte depositate per difendersi, come ha fatto anche rendendo interrogatorio giovedì scorso, e per dimostrare quanto due anni fa fosse in difficoltà, le tensioni con i suoi capi in Procura, e la legittimità del suo gesto. E questo nella convinzione che venisse mantenuto il segreto istruttorio su atti così delicati, non potendo immaginare che, una volta andato in pensione Davigo, venissero recapitati a due quotidiani da Marcella Contrafatto, la sua segretaria a Palazzo dei Marescialli ora indagata a Roma.
Rito ordinario per Davigo
Per il pm milanese il processo, rigorosamente in camera di consiglio, è stato fissato per il prossimo 17 febbraio, giorno in cui proseguirà anche l'udienza preliminare per l'ex consigliere del Csm, il quale ha preferito il rito ordinario e quindi, in caso di rinvio a giudizio, avrà un dibattimento pubblico davanti al Tribunale. Una scelta, questa, in linea con la richiesta, poi respinta dal giudice, di un'udienza preliminare a porte aperte in cui potesse essere ammessa anche la stampa.
Separate le posizioni dei due imputati
In tarda mattinata, dopo l'istanza di abbreviato, le posizioni dei due coimputati per rivelazione del segreto di ufficio sono state separate. Davigo è stato interrogato per circa tre ore e, per dirla con le parole del suo avvocato, Francesco Borasi, ha spiegato che «tutto quello che ha fatto lo ha fatto in base alla legge». Avrebbe ribadito quanto già affermato negli scorsi mesi, negando di aver divulgato indebitamente i verbali sulla presunta associazione segreta. Ha spiegato, in sintesi, che Storari ha agito in modo legittimo: gli ha consegnato quei documenti essendo lui persona titolata, per via del suo ruolo e per legge. Ha ripetuto che il suo intento era quello di informare il Comitato di Presidenza di una situazione ritenuta «pericolosissima per le istituzioni». Comitato che era stato avvertito (di chi fosse stato messo al corrente della vicenda è noto) ma dal quale, ha fatto notare Davigo, non era arrivato alcun invito a formalizzare o qualche dubbio sulla procedura da lui seguita.
Fra dieci giorni si ritornerà in aula. Sono previsti la discussione dei pm bresciani Donato Greco e Francesco Milanesi, del legale di Sebastiano Ardita, l'attuale componente del Consiglio superiore della magistratura che è parte civile, e delle difese. Dopo di che è attesa la decisione sia per Davigo che per Storari.
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