Caso Matisse, il giudice sequestra beni a Brunello

Il tribunale di Brescia ha disposto il sequestro conservativo di beni nei confronti di Andrea Brunello per 700mila euro.
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All'udienza non si è presentato. È toccato così agli avvocati di Andrea Brunello prendere atto che il giudice Gianluigi Canali ha deciso il sequestro conservativo dei suoi beni mobili e immobili per 700mila euro. Questo perché Brescia Musei ha avviato un procedimento direttamente nei suoi confronti, affiancandolo a quello già aperto contro Artematica. Se dall'azienda trevigiana la Fondazione aveva ottenuto un risarcimento di 550mila euro, con la possibilità di iscrivere a ipoteca giudiziale l'ex sede come forma di garanzia, ora gli avvocati Andrea Lojacono e Stefano Fiorito vogliono accertare la responsabilità civile dell'ex amministratore delegato. Dopo l'apertura del concordato preventivo i legali della Fondazione temono che la società possa non restituire i soldi richiesti. E vogliono essere sicuri di rifarsi con Brunello. Scrive il giudice: «Sussiste la concreta possibilità che il resistente (...) possa spogliarsi del suo patrimonio al fine di frodare le ragioni del creditore». Dunque, i beni vanno sequestrati.

Brunello, lo ricordiamo, aveva comunicato 248mila visitatori invece dei 129mila certificati dalla Siae. In questo modo aveva ottenuto il saldo finale di 300mila euro sui 2,3 milioni previsti, evitando la penale di 250mila euro per non aver raggiunto i 150mila paganti richiesti per contratto. Totale: 550mila euro. Che adesso Brescia Musei vuole ricevere. Nel caso in cui la strada verso Artematica fosse sbarrata a causa del concordato, si rivarrebbe nei confronti dell'ex amministratore.
Per il momento il giudice ha disposto il sequestro senza entrare nel merito della causa. Se Brunello venisse ritenuto colpevole a livello civile potrebbe anche trovarsi a dover pagare di tasca propria il danno causato. Tutto ciò mentre Brescia Musei si prepara ad usare la stessa strategia di accerchiamento per quanto riguarda la vicenda Inca. Anche per quella mostra gli ingressi dichiarati da Artematica, 273mila, differivano da quelli registrati dalla Siae, 196mila. Con il risultato sbandierato nel 2010, la società di Treviso ricevette 250mila euro di troppo richiesti ora da Brescia Musei. Sommando Inca e Matisse ci sono in gioco 800mila euro. Gli atti con cui la Fondazione cerca di ottenerli appartengono alla parte civilistica.

Nel frattempo, procedono le indagini per la parte penale. Brunello è indagato per truffa, l'accusa è di aver falsificato i dati per ottenere pagamenti non dovuti. La procura ha raccolto le versioni dell'assessore alla Cultura Andrea Arcai, dell'ex direttore generale Danilo Maiocchi, del presidente della Fondazione Faustino Lechi e di una serie di dipendenti di Artematica. Tra le persone ancora da sentire figurano lo stesso Brunello e il sindaco Adriano Paroli. Oltre alla presunta truffa, gli inquirenti sono interessati a ricostruire i rapporti allacciati da Artematica a Brescia in occasione delle due mostre. Contratti, fatture e altra documentazione sono stati passati al setaccio per fare luce su tutti gli aspetti di questa complessa vicenda.

Sul fronte politico, infine, il caso Artematica si è sopito. L'unico ad avere pagato è l'assessore Arcai, cui il sindaco ha revocato la delega ai musei. Di fatto, però, il suo lavoro nell'ambito continua come dimostra l'allestimento presentato di recente in Santa Giulia.

Emanuele Galesi

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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