Caso Freccia Rossa, ora in Loggia si riapre il dibattito sul suo futuro

Rolfi: «Il Comune non resti alla finestra». Castelletti: «Sì al rilancio privato, ma non ci sono proposte»
Il Freccia Rossa abbandonato
Il Freccia Rossa abbandonato
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Ha fatto discutere fin dal suo esordio, quando era solo un disegno su carta. E ora che a decretare il suo de profundis è stato il timbro apposto dal Tribunale, nel momento del suo congedo ha ancora i riflettori del dibattito pubblico puntati addosso. A partire da quelli della politica, che ora sul destino del centro commerciale Freccia Rossa - un gigante di 49mila metri quadrati alle porte del centro città, ormai sgombro - torna a confrontarsi e a scontrarsi.

Il nodo sicurezza

 A puntare il dito sul «peccato originale» (tradotto: la scelta di dare vita a uno shopping center a una manciata di metri dal centro) è il leader del centrodestra in Loggia, Fabio Rolfi. Che parla di «fallimento prevedibile ed annunciato di una delle scelte urbanistiche del centrosinistra più importanti degli ultimi anni, scelta che ora rischia di incancrenire la situazione di degrado ed abbandono di tutta la zona che gravita sulla stazione. E già ne vediamo i segnali: basta sentire i problemi segnalati dai cittadini al parco Martinoni o allo Skyline 18» attacca.

Come gestire il gigante vuoto? «Nell’immediato - rimarca Rolfi - non basta la chiusura dei parcheggi né qualche pattugliamento, ma serve un presidio fisso della forze dell’ordine affinché questo edificio non diventi il punto di riferimento dei disperati di tutta la città». L’affondo politico è rivolto poi direttamente alla sindaca: «Serve l’impegno della politica, non basta trincerarsi dietro la constatazione che si tratta di un’area privata. Per tante altre aree private, come ad esempio via Milano, l’Amministrazione comunale ha promosso e stimolato riconversioni del territorio in modo attivo. Ed è proprio quello che serve oggi per trasformare un problema in un’occasione di rilancio, immaginando una grande funzione attrattiva, anche di natura pubblica, che sappia essere volano positivo per il circondario in termini sociali ed economici». L’ex candidato sindaco del centrodestra ricorda la sua proposta elettorale: «Nel nostro programma si parlava di collocare lì la nuova casa del Comune, un luogo in cui concentrare tutti gli uffici pubblici, una proposta valida che mettiamo a disposizione». Quel che per Rolfi è certo è che il fallimento del centro commerciale meriti una discussione in Aula: «Presenteremo un’interrogazione e chiederemo la convocazione delle Commissioni competenti - annuncia infatti -: l’Amministrazione comunale non può restare alla finestra».

Riapre il parcheggio

A intervenire e a rispondere a Rolfi è direttamente la sindaca. Che premette: «La crisi del Freccia Rossa parte dal via libera della Regione a Elnòs, enorme centro commerciale al confine con la città: Rolfi - è il contrattacco - dovrebbe saperlo, visto che il centrodestra governa il commercio e la pianificazione da trent’anni in Lombardia». Laura Castelletti parte da qui per ricordare il ruolo giocato dalla Loggia negli ultimi anni: «L’Amministrazione si è sempre interfacciata con i diversi progetti che il privato ha via via immaginato per il rilancio di Freccia Rossa. Progetti che - sottolinea -, purtroppo, anche a causa della pandemia e della crisi, non sono mai decollati. Come avviene in altri ambiti della città, la Loggia continuerà a creare condizioni di rigenerazione e sviluppo del territorio e sarà in prima linea per sostenere un’eventuale iniziativa privata di rilancio, che però attualmente non c’è». La prima cittadina tiene però a rimarcare che l’attenzione è alta, a partire dal nodo sicurezza (affrontato con la Prefettura e declinato in attività di controllo e con la chiusura degli accessi). Fino all’utilizzo del parcheggio, in gestione a Brescia Mobilità, messo al servizio della residenza e delle attività della zona: «Era chiuso per una perdita d’acqua, ma riaprirà nei prossimi giorni».

Sede unica del Comune sì o no? L’inquilina di Palazzo Loggia spiega il suo «no» all’idea suggerita dal centrodestra: «Non la trovo convincente per diverse ragioni - evidenzia -. Il Comune ha già un ampio patrimonio sul quale ha investito molto, portando nuove funzioni in diversi quartieri. Chiudere le varie sedi comunali equivarrebbe a depauperare diverse zone della città, che oggi ruotano anche intorno alla presenza degli uffici pubblici. A differenza di quando la giunta Paroli parlava della sede unica, oggi il lavoro è cambiato: ci sono lo smart working e le riunioni da remoto e questo fa sì che non ci sia più la necessità di accorpare gli uffici in un unico luogo. Sarebbe una spesa onerosa e inutile, che andrebbe nella direzione opposta rispetto alla scelta perseguita fino a oggi: valorizzare il patrimonio comunale che è già in nostro possesso e mantenere diversi presidi sul territorio». E aggiunge: «Non ho dubbi sul fatto che si debba trasformare quella che oggi è una criticità in un’occasione di rilancio per l’intera area, ma si potrebbe incominciare evidenziando le potenzialità della struttura anziché solo i problemi, che ci sono, ma che vengono affrontati».

Insomma, anche in occasione della sua uscita di scena - quindici anni dopo la grande inaugurazione delle polemiche - il centro commerciale Freccia Rossa attende ancora di potersi riconciliare con la città.

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