Caso Del Pero, la madre di Monia: «No all’elemosina di Stato»
Uscendo dall’aula ha guardato negli occhi il giudice. «Spero di vivere abbastanza per poter vedere la fine di questa storia». La risposta è risuonata come un invito alla speranza: «Penso proprio che sarà così».
Lasciandosi alle spalle la porta del tribunale di Roma, si dice soddisfatta Gigliola Bono, la mamma di Monia Del Pero, uccisa a Manerbio 19 anni la notte di Santa Lucia di 30 anni fa. La donna chiede un risarcimento come è previsto per tutte le vittime, tranne per quelle di femmincidio. «E mia figlia non è una vittima di Serie B», aveva già detto al nostro giornale alcune settimane fa.
Finora, in dieci anni di braccio di ferro con la giustizia, aveva ricevuto sempre la stessa risposta. «Non siamo competenti in materia». Dal Ministero degli Interni, dal Tar di Brescia, dal Consiglio di Stato e dal tribunale ordinario di Brescia. Ora la nuova partita si gioca davanti al tribunale di Roma. Che non ha rigettato la causa.
«Mi hanno fatto parlare in aula ed è la prima volta che succede. Ho spiegato le mie ragioni. Il processo è stato aggiornato al prossimo 17 dicembre, nel frattempo dovremo fornire nuove memorie».
La mamma di Monia Del Pero tornerà quindi in aula a dicembre, quattro giorni dopo quello che sarà il trentesimo anniversario della morte della figlia. «Non voglio l'elemosina dallo Stato», dice Gigliola Bono che rigetta la proposta che in aula ha presentato l'avvocatura dello Stato: vale dire 7.200 euro. «Mi hanno detto che non ho diritto al risarcimento della legge 80 perché non è retroattiva e quindi non voglio l'elemosina. Voglio che venga riconosciuto un diritto per Monia e per tutte le donne uccise».
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