Caso Caffaro, escluse tutte le parti civili dal processo
Il gup del tribunale di Brescia ha escluso Lac, Medicina democratica e Codancons come parti civili nel corso dell'udienza preliminare contro gli amministratori di Caffaro Brescia e della società incaricata di parte della bonifica accusati a vario titolo di disastro ambientale, deposito incontrollato e omessa bonifica di rifiuti industriali pericolosi.
A dare la notizia è l'agenzia Ansa.
«Sarà un processo senza parti civili. Tutto questo per salvare la faccia a Comune di Brescia e Ministero dell'Ambiente che non si erano costituiti» sostiene Marino Ruzzenenti, docente e storico ambientalista bresciano da sempre in primo piano sulla vicenda della Caffaro.Alla prima udienza preliminare dello scorso 13 giugno la Loggia non aveva infatti chiesto di essere ammessa tra le parti civili, mentre lo avevano fatto le tre associazioni. Nei giorni successivi aveva divulgato una nota non firmata in cui spiegava le sue ragioni attribuendo fondamentalmente la mancata richiesta alle modifiche introdotte dalla riforma della giustizia Cartabia. Spiegazioni ritenute insufficienti dallo stesso Ruzzenenti, che aveva risposto con una dura polemica.
In una nota diffusa alla stampa, Ruzzenenti spiega per conto di Medicina Democratica che la decisione del gup di escludere le associazioni dalle parti civili è il fatto che «non sarebbe stato dimostrato e quantificato il danno subito dalle rispettive associazioni (tema proprio del processo...). Un processo senza parti civili, visto che - rincara lo storico - coloro che erano già stato individuati come parti offese, ministero e Comune di Brescia, hanno deciso di non costituirsi».
Dopo aver ricordato i faldoni allegati contenenti documenti raccolti negli anni, Ruzzenenti scrive: «Notate che il processo Caffaro 2 non è altro che la ripresa del processo Caffaro 1, in cui erano costituiti come parti civili Medicina democratica e Legambiente, archiviato nel 2010 non definitivamente, ma con la trasmissione alla procura della mia Nota come parte civile del 17 settembre 2009 in cui sostenevo che il disastro ambientale non poteva essere prescritto in quanto "in ogni caso risulta evidente che a Brescia la dispersione degli inquinanti in questione nell’ambiente circostante è proseguita e prosegue ancora oggi nelle acque di falda". Ed è a partire da quella nota che si riapre l'attuale processo, dal quale ore veniamo esclusi».
La nota si conclude così: «Che si può dire, a parte la personale e profonda amarezza, se non constatare che questa esclusione toglie dall'imbarazzo quelle parti civili che, in quanto parti offese, "dovevano" costituirsi, Ministero e Comune di Brescia e non l’hanno fatto, dimostrando di non aver alcun interesse a tutelare il bene pubblico».
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