Caro materiali, i costruttori: «Interventi o saltano i cantieri»
Parafrasando suona più o meno così: se si va avanti di questo passo, sono a rischio persino le riparazioni delle buche sulle strade e le asfaltature, figuriamoci le opere pubbliche declinate all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (alias: Pnrr). La ragione: «Nessuna impresa, grande, media o piccola, può reggere un impatto così rapido e devastante».
Le parole sono dell’Ance Brescia che mette sul banco degli imputati il caro materiali e - soprattutto - chiede misure urgenti (letteralmente) a tutti i livelli: il documento vergato dal presidente Massimo Angelo Deldossi è stato recapitato il 28 marzo a politici, ordini professionali e ai responsabili unici del procedimento gare d’appalto. Un urlo che mette in guardia tutti sugli effetti devastanti che il conflitto in Ucraina sta riversando sull’economia tutta.
E che, senza misure di sostegno, rischia di paralizzare intere filiere, a partire dal comparto pubblico.
Materiali
Non solo gasolio e benzina, pur determinanti nei trasporti. Anche i materiali specifici come ferro o calcestruzzo sono schizzati alle stelle. Un esempio per tutti: il calcestruzzo oscillava a circa 60 euro, adesso scavalca gli 80 euro a metro cubo. Un cappotto termico poteva costare sui 50 euro a metro quadrato, adesso costa più del doppio. A questo, si aggiunge la difficoltà di reperimento della materia prima.
Una lettera tanto dura quanto concreta quella sottoscritta dal Collegio dei costruttori edili di Brescia: «La situazione - si legge - si sta facendo sempre più drammatica e si aggiunge alle già gravose problematiche dei prezzi delle materie prime ormai alle stelle, alle difficoltà a reperirle e alla recente chiusura di molti impianti di produzione del bitume e derivati strozzati dal caro-bollette».
E, ancora: «È a rischio il tessuto imprenditoriale dell’intero Paese, non solo del nostro territorio bresciano. Le misure governative finora adottate per contrastare il caro materiali nei lavori pubblici non sono sufficienti», perchè «sono troppo limitate e hanno tempi di attuazione incompatibili con l’emergenza in atto. Non è immaginabile applicare questi meccanismi».
L’appello
Quale il punto che sta mettendo in allarme anche i sindaci dei Comuni bresciani? Che le ditte che hanno partecipato alle gare pubbliche indette mesi fa (si sa, l’iter degli appalti può richiedere, a seconda dell’importo dell’opera, anche mesi tra il bando e l’assegnazione del cantiere) ora si trovano faccia a faccia con un prezziario di base completamente stravolto. E i prezzi iniziali non sono più sostenibili, al punto che le imprese - considerando anche gli stipendi per la mano d’opera - corrono il rischio, in alcuni casi, di rimetterci anzichè di guadagnarci. Più sono «antiche» (temporalmente parlando) le gare, più i problemi di «tenuta dei conti» sono impattanti.
E sul tavolo delle Amministrazioni ci sono cantieri tutt’altro che secondari: solo guardando al capoluogo, a titolo d’esempio, si possono citare il campo sportivo di San Bartolomeo, ma anche le opere in corso in via Musei, in via X Giornate, in via Milano, per non parlare del nuovo Museo del Risorgimento, pensato proprio in vista di Brescia-Bergamo capitale della cultura 2023. Di questo, stamattina, Ance discuterà insieme ai vertici dell’Associazione comuni bresciani (Acb), dopo aver già inviato un dossier di proposte anche alla Lombardia.
Nella lettera i costruttori parlano chiaro: «In assenza di contromisure efficaci di compensazione degli aumenti nessuna impresa sarà in grado di realizzare le opere commissionate e degli interventi legati al Pnrr non resterà che la carta. Già alcune gare stanno andando deserte perché i prezzi proposti sono troppo bassi rispetto al mercato reale».
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