Carmine, nello scrigno d’arte risplende l’altare Averoldi
L’altare Averoldi è tornato a splendere. I lavori per far tornare alla sua antica bellezza l’opera posata nell’omonima Cappella nella chiesa del Carmine sono durati circa due mesi. Il cantiere è stato smantellato e la visita resa possibile ogni venerdì, sabato e domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18, grazie all’associazione «Amici chiesa del Carmine», che si è occupata di reperire i fondi necessari per la pulizia e il restauro di questo vero e proprio tesoro sconosciuto ai più.
La cappella Averoldi è stata realizzata tra il 1454 e il 1456, mentre l’altare, dominato da un soffitto che il Foppa affrescò dal 1477 al 1486, è stato posato pochi anni più tardi: l’opera è formata da paramenti lapidei di natura e provenienza differenti, come tre lastre di marmo greco, una rarissima di «preda de lùna» di colore azzurro proveniente dalla Valcamonica e varie cornici e fregi, tra cui due stemmi della famiglia che lo commissionò e che oggi sono tornati completamente leggibili sollevata la patina di sporco che vi si era posata nel tempo.
L'idea di ripulire l'altare è stata coltivata a lungo, ma ciò che mancava erano i fondi per realizzare il restauro. Per questo l’associazione, stimolata da Luciano Anelli, fin dal 2017 si è mossa secondo due direzioni. Colloquiando innanzitutto con la Soprintendenza dei beni culturali, espletando tutti i passaggi burocratici e individuando in Massimiliano Lombardi, il professionista adatto per dirigere i lavori di cura delle pietre antiche e portare a nuova vita l’altare.
Poi è stata la volta della ricerca dei finanziamenti: in due anni, grazie a donatori privati (tra cui mons. Osvaldo Mingotti e altri amanti dell’arte che gravitano intorno all’associazione) ed enti come la Fondazione Banca San Paolo e la Fondazione Ubi, si è raccolta la somma dei 12mila euro necessari per dare il via all’intervento.
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