Carmine Caputo cerca una moglie

Una nuova riflessione di Augusta Amolini dedicata al composito tema delle opere d'arte e del loro significato
«Maestà sofferente» di dello scultore-designer Gaetano Pesce - Foto © www.giornaledibrescia.it
«Maestà sofferente» di dello scultore-designer Gaetano Pesce - Foto © www.giornaledibrescia.it
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L’installazione artistica dello scultore-designer Gaetano Pesce posta davanti al Duomo di Milano ha suscitato un’attrattiva mediatica superiore allo stesso Salone del Mobile. Non solo, ha provocato anche la collera di molte donne che l’hanno ritenuta un’espressione violenta e non hanno proprio digerito le frecce conficcate dentro quel corpaccione rosato che solleticava l’idea di una carne femminile offesa, esposta in posizione di confortevole sudditanza, senza testa e quindi priva di cervello.

La «Maestà sofferente» (in foto) ha reso insofferenti le donne che hanno visto l’abuso esibito in modo grottesco in quell’opera che ha trovato ispirazione nella forma allusiva di una poltrona. Per certi versi la discussione che ne è derivata ricorda la diatriba sul significato attribuito all’arte e la capacità del pubblico di comprenderla che si accese a Venezia quando la porta firmata da Marcel Duchamp venne ridipinta di bianco da uno zelante operaio della Biennale che l’aveva trovata «un po’ sporchetta».

Contestualmente davanti all’Accademia di Brera un artista semisconosciuto ha indossato un cartello sul quale aveva scritto: «Looking for a Wife» (cerco una moglie). Un po’ come Teo il personaggio di Amarcord voleva una donna, ma non lo ha chiesto urlando arrampicato sopra un albero, si è limitato a mostrarlo per strada, fuori Salone.

Può apparire una stranezza rendere se stessi strumento per veicolare i propri concetti, ma «l’uomo manifesto» non è nuovo a queste performance. Si era già presentato a Bologna con un cartello sul quale parafrasando lo slogan dell’Aids aveva scritto: «Carmine Caputo di Roccanova, se lo conosci non ti uccide».

Con un nome che ne indica la provenienza ha trovato un modo inconsueto per esprimere il suo desiderio di trovare una donna con la quale poter costruire una famiglia. Nella sua accezione il termine «moglie» racchiude tanti significati, compreso il rispetto di quel femminile che non dovrebbe essere infilzato come un cuscinetto puntaspilli ma neppure cercato come un gatto perduto. Forse la sua esibizione aveva come obiettivo quello di far sorridere, ma in realtà interpreta sottilmente le difficoltà delle persone di trovare corrispondenza in una società dove lo Yin e lo Yang a volte sembrano contrapporsi. Talvolta qualcuno affida i suoi messaggi a dardi o a cartelli appesi al collo che la dicono lunga anche su furbizia e finalità. Forse una mano di vernice fresca li seppellirà.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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