Carità e cura, ecco la nuova Poliambulanza
Nel settembre 1997 apre l’ospedale delle Ancelle. Nel ’98 l’«Ospedalino» al Civile
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«Le esigenze dei tempi richiedono professionalità e tecnologie sofisticate, ma per noi ha lo stesso valore il calore umano che si riesce a dare agli ammalati che si rivolgono alla nostra comunità ospedaliera».
Così suor Eugenia Menni, superiora generale delle Ancelle della carità, il 10 novembre 1997. Parole che sottolineavano lo spirito dell’impresa che veniva inaugurata quel giorno, la Poliambulanza di via Bissolati. Una struttura moderna, costruita a sud di Brescia su un’area di oltre 90mila metri quadrati, costata 130 miliardi. Molto più di una casa di cura, un vero e proprio ospedale per dimensioni, servizi, qualità e caratteristiche.
Che sostituiva la storica sede in via Calatafimi, inadeguata, stretta fra i ring, impossibile da ammodernare ed ampliare. La nuova Poliambulanza fu aperta il primo settembre, senza particolari intoppi.
Pensata per offrire 18mila ricoveri e 100mila prestazioni l’anno (fra diagnostica e visite), disponeva di 313 letti, di cui 24 di day hospital e 15 di terapia intensiva; con trenta ambulatori e 630 dipendenti fra i quali 130 medici di età media intorno ai 40 anni. Un bel salto se si pensa che il personale, nella precedente sede, era di 200 persone.
Il giorno dell’inaugurazione, il vescovo Bruno Foresti sottolineò le capacità della Congregazione, «eredità di un carisma, quello di Santa Maria Crocifissa Di Rosa, che consente alle Ancelle di continuare a servire l’ammalato nello spirito della carità cristiana».
Dalla Poliambulanza al Civile, per ricordare la chiusura dell’Ospedalino di via Vittorio Emanuele (costruito ai primi del Novecento in memoria di re Umberto I) nel luglio del 1998 con il trasferimento dei piccoli degenti nelle grande struttura di viale Europa.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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