Carcere, missione bipartisan a Roma e per i fondi si punta a coinvolgere Cdp
La strada resta lunga e complessa. Ma qualcosa si muove attorno al nuovo carcere di Brescia. Il pressing bipartisan a Roma ha infatti aperto l’ipotesi di un coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti per finanziare il progetto, magari dando in permuta Canton Mombello che potrebbe poi essere «valorizzato» dalla società guidata da Gorno Tempini.
Di certo alcuni paletti positivi sono stati messi. Ieri il sindaco Emilio Del Bono ha incontrato la ministra della giustizia Marta Cartabia accompagnato dai parlamentrai bresciani Alfredo Bazoli e Marina Berlinghieri (Pd), Stefano Borghesi (Lega), Vito Crimi (M5s) e Adriano Paroli (Forza Italia). Un’unità d’intenti sottolineata come «valore aggiunto» da tutti i protagonisti.
«Molto positiva» anche la disponilità della ministra a riconoscere il «caso Brescia»: Canton Mombello è un carcere obsoleto e sovraffollato, maglia nera a livello nazionale. Nel 2014 il Ministero delle infrastrutture stanziò 15,2 milioni di euro per ampliare Verziano, realizzando lì i nuovi padiglioni così da chiudere il vecchio carcere. Sembrava bastassero. Lo studio di fattibilità ha visto salire il budget necessario a 54 milioni.
Nel Def 2021 sono comparsi 50 milioni aggiuntivi per il progetto bresciano, in realtà mai stanziati. Ieri è apparso chiaro che quei soldi erano solo sulla carta: l’emergenza energetica sta drenando tutte le risorse disponibili. Che fare, quindi?
Lo schema
Nel vertice si è tracciata una sorta di road map. La prima mossa sarà un emendamento al decreto infrastrutture, ora in commissione in Senato, così da spostare la competenza del progetto dal dicastero delle Infrastrutture a quello della Giustizia per snellire i tempi e avere un unico referente. Saranno individuati alcuni casi urgenti, in primis Brescia e Poggio Reale. Il Comune, per parte sua, ribadirà una «doppia disponibilità urbanistica»: da un lato un cambio di destinazione d’uso delle aree agricole attorno a Verziano (da acquisire) per l’ampliamento del carcere, soprattutto per le attività rieducative (spazi per il lavoro, laboratori, strutture sportive); dall’altro la valorizzazione di Canton Mombello perché, con il nuovo carcere, non resti un edificio vuoto e senza futuro.
Resta poi il nodo risorse. Potrebbero essere stanziate nella prossima legge di bilancio. Ma l’ipotesi che Cartabia e Del Bono proveranno a esplorare è quella di coinvolgere Cdp: alla cassaforte statale potrebbe essere ceduto Canton Mombello in cambio del finanziamento del nuovo carcere; e la stessa operazione Verziano bis potrebbe essere portata avanti da una delle divisioni di Cassa depositi e prestiti.
I commenti
I commenti, per ora, sono prudenti. «È stato un incontro importante - ha commentato Del Bono -. Abbiamo riacceso la luce su questa vicenda, che si trascina da troppo tempo. La ministra ha assicurato il suo impegno, il pressing bipartisan è stato importante. La volontà istituzionale è forte, lavoreremo per ottenere il risultato sperato». Anche Stefano Borghesi sottolinea «l’unità» della politica bresciana ma non nasconde i «molti nodi ancora da sciogliere»: che fine farà Canton Mombello? Quando saranno acquisite le aree limitrofe a Verziano? Insomma, «c’è ancora molto da lavorare».
Adriano Paroli rimarca la necessità di rivedere l’attuale progetto, allargando il perimetro dell’intervento. «Servono al più presto le aree attorno a Verziano, solo così si può realizzare un carcere moderno, con strutture rieducative. Altrimenti, concentrando tutto nell’attuale sedime, il rischio è di trasferire i problemi di Canton Mombello a Verziano».
Tesi sposata anche da Vito Crimi: «L’attuale progetto va cambiato per assicurare le giuste condizioni di vita a carcerati e operatori. E bisogna subito pensare al futuro di Canton Mombello. Di certo tutti concordiamo che non c’è più tempo da perdere».
Proprio sui tempi punta l’accento Alfredo Bazoli, che da anni si spende sul tema nuovo carcere: «L’incontro è stato positivo. Ma dopo 8 anni dal primo stanziamento sono un po’ scoraggiato. Sembra la tela di Penelope. Non riusciamo a fare veri passi avanti. L’importante, ora, è non mettere a rischio i 15 milioni che già ci sono. E spero che il progetto si possa rivedere senza ripartire per l’ennesima volta da zero...».
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