«Carcere di Canton Mombello ingestibile»: la giustizia convoca la politica
Lo sfogo-appello è stato messo nero su bianco. «Non si può più far finta di ignorare le precarie condizioni detentive all’interno del carcere di Brescia. È una struttura vetusta e tra le più sovraffollate d’Italia» scrivono in una nota il presidente della Corte d’appello di Brescia Claudio Castelli e il procuratore generale Guido Rispoli. Stando agli ultimi dati a Canton Mombello i detenuti oggi sono 370 - «di 40 etnie diverse» viene ricordato - a fronte di un numero massimo di presenze che dovrebbe raggiungere quota 189. Da gennaio ad oggi - riferiscono i vertici della giustizia locale - da gennaio ad oggi sono stati 62 gli episodi di aggressioni verso altri detenuti, mentre 25 verso il personale.
L’incontro
Destinatari del messaggio sono i politici bresciani, dal sindaco Laura Castelletti, a tutti i parlamentari e i consiglieri regionali eletti sul territorio e invitati per venerdì a partecipare ad un incontro pubblico «per trovare una soluzione per Canton Mombello».
Un appuntamento, al quale parteciperà anche il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari e che si terrà in tribunale, che arriva a poche settimane dall’ultimo giorno di lavoro del presidente della Corte Castelli. «Quando sono arrivato a Brescia non pensavo di andare in pensione senza vedere non dico il nuovo carcere, ma almeno il progetto definitivo» spiega Castelli. «Serve la volontà politica per risolvere una questione che non può più essere rimandata» è il pensiero del procuratore generale Guido Rispoli e della presidente del tribunale di Sorveglianza Monica Cali.
«Canton Mombello - spiega la magistrata - è una struttura fatiscente, risalente a fine 1800 e pensata per dinamiche detentive diverse rispetto a quelle di oggi. Siamo costretti a dire no ad associazioni che vorrebbe creare progetti in carcere, ma la struttura di via Spalto San Marco non permette attività». Poi Cali mette sul tavolo un paragone che non può che imbarazzare Brescia: «A Canton Mombello ci sono anche 18 detenuti in una cella e situazioni simili le ho viste solamente nelle carceri sudamericane». Per questo «continuiamo a ricevere - aggiunge - esposti dai detenuti per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo». Va le a dire «il diritto di ciascun individuo a non subire una violazione dell'integrità fisica e psichica, a causa di tortura o trattamento o pena disumana o degradante».«Non ampliare Verziano»
I vertici della giustizia bresciana bocciano però il progetto dell’ampliamento di Verziano sul tavolo da tempo. «È un’idea già superata e inadeguata per le esigenze bresciane» dice Rispoli. «Andrebbe a togliere spazio agli attuali detenuti di Verziano e non può funzionare» aggiunge Cali. I vertici della giustizia bresciana scrivono: «L’unico progetto per un carcere nuovo è fermo al 2019 e oggi appare già vecchio alla luce del vertiginoso rapido cambiamento della popolazione detenuta a livello di numeri e tipologia di utenti».
«Le carceri in Italia ormai vengono costruite tutte secondo un unico modello. E i tempi di realizzazione non sono lunghi» ipotizza Castelli. Da qui la proposta. «L’area di Verziano potrebbe essere una valida soluzione per un nuovo carcere, visti i molti terreni presenti in zona. Ma ampliare l’attuale penitenziario è sbagliato».
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