Caparini, il Trota e l'indagine per diffamazione

Renzo Bossi, indagato per diffamazione, in Procura. Lo ha citato il parlamentare leghista per un commento sui soldi di Telepadania
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Da Facebook al Tribunale. La guerra tra ex amici nella Lega Nord passa dal social network alla carta bollata. Nero su bianco, la querela è per diffamazione.
Così ieri, in tarda mattinata, Renzo Bossi risponde in qualità di indagato all'invito del procuratore reggente Fabio Salamone e del sostituto Carlo Pappalardo. Si presenta al quarto piano del Palazzo di giustizia, negli uffici della Procura, con il suo legale l'avvocato Carlo Beltrani.


Sul fare di mezzogiorno è tutto concluso. Il Trota non rilascia dichiarazioni. Esce, saluta e se ne va su un'Audi A4 azzurrina. Il motivo della sua presenza e dell'interrogatorio reso ai pubblici ministeri sta nella querela presentata dall'on. Davide Caparini lo scorso 15 maggio. Iniziativa meditata, che arriva circa un mese dopo il botta e risposta sul profilo Facebook dello stesso parlamentare camuno nei giorni caldissimi delle dimissioni di Bossi jr dall'incarico di consigliere regionale. Il 9 aprile, giorno di Pasquetta, Caparini si domanda se il giovane Bossi si sia dimesso anche dalla Lega. Nella notte che segue, verso le 3, Renzo accede al social network e scopre il post che lo riguarda.


Replica e commento a seguire gli procurano la querela. Posta sul profilo dell'on. Caparini il seguente messaggio: «Caro Davide, vorrei ricordarti, visto che hai le memoria corta, che dalle intercettazioni (pubblicate sull'Espresso) risulta che tu abbia chiesto 850mila euro alla Lega per la questione Frigerio in Tribunale, quando il totale da pagare che il giudice ha deciso, sono di 400.000 euro... Gli altri 450.000? Quindi confido anch'io nelle tue dimissioni?».


Caparini non ci sta. Posta a sua volta: «Signor Renzo Bossi, come lei ben sa sono amministratore di Telepadania di proprietà della finanziaria della lega. Come lei ben sa il federale ha autorizzato la ricomposizione dei debiti di Telepadania iniziata nel dicembre del 2010 e che, come prevede la legge n 3/12, prevede la garanzia di un soggetto terzo. Come ben sa, dopo due anni di lavoro, approdati in Tribunale, il giudice ha chiesto una fideiussione (che naturalmente la finanziaria della Lega non poteva che chiedere alla Lega) che avrebbe consentito a Telepadania di concludere una vertenza fiscale che si trascinava da oltre 10 anni. Queste cose lei le dovrebbe sapere, come il fatto che sono confondatore de la Padania, realizzatore di Radio Padania Libera e che ho sempre amministrato senza percepire un centesimo, rimborsi spese compresi. Lei queste cose dovrebbe saperle ma probabilmente era in altro indaffarato. Per rispetto di tutto ciò che rappresenta il suo immenso padre qui mi taccio».


La notte dei lunghi coltelli non si chiude lì. Segue la querela. Il parlamentare bresciano ritiene offesa la propria reputazione da quella che considera un'accusa, implicita, di tentativo di truffa ai danni della Lega. La contestazione dell'ipotesi di reato al giovane Bossi è aggravata dall'attribuzione di quel fatto e dall'utilizzo della rete. Lui si difende asserendo di non aver accusato alcuno, di aver chiesto solo spiegazioni. Il primo round del «de bello nordico» finisce qui.

e. g.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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