Caos vaccini: insegnanti convocati a 120 chilometri da casa
Che la piattaforma di Regione Lombardia per la prenotazione dei vaccini avesse dei problemi, è cosa nota. Lo ha ammesso anche il presidente Attilio Fontana, intervistato dai cronisti durante la sua visita a Brescia, che ne ha predisposto la sostituzione con lo strumento messo a disposizione da Poste Italiane spa. Un passaggio di testimone che però non sarà immediato e avverrà nelle prossime settimane.
E nel frattempo? Le difficoltà certo non mancano. Dopo il blocco degli sms, le mancate convocazioni e i problemi di adesione, ora le segnalazioni arrivano dagli insegnanti, coinvolti da lunedì scorso nella campagna vaccinale. C’è chi, come una docente delle scuole superiori residente a Orzivecchi, è stata convocata per il vaccino, ma all’ospedale Sacra Famiglia Fatebenefratelli di Erba, in provincia di Como. Centoventi chilometri per farsi inoculare la prima dose di siero immunizzante. «Ho telefonato subito al numero verde di Regione Lombardia (800.894.545) - racconta -, ma mi hanno detto di contattare il presidio. Mi hanno confermato che risultavo nella lista dei vaccinandi del giorno dopo».
Ma come è potuto succedere? «Gli impiegati hanno ipotizzato un’anomalia dovuta all’omonimia tra la loro struttura e quella bresciana». Alla luce delle nuove informazioni, la signora ha avvisato Regione e si è sentita consigliare di recarsi a Erba per non perdere la prenotazione. «Ho preferito disdire. So di altri colleghi nella mia stessa situazione». È il caso, ad esempio, di Dario, docente in un’accademia cittadina. «Questa mattina ho controllato il mio fascicolo elettronico (gli sms per i docenti non arrivano più in automatico ndr) e ho trovato la convocazione per il 17 marzo. Anche io a Erba. Abbiamo due bambini molto piccoli, io e mia moglie lavoriamo, siamo in zona rossa: escludo di andarci».Stessa situazione per Claudio e Cristina, giovane coppia di insegnanti di Manerbio. Lui è stato convocato, per lo stesso giorno, sia alla Fabbrica del Vapore di Milano che in Poliambulanza a Brescia. «Non sapevo cosa fare, nessuno dei vari call center che ho contattato ha saputo darmi certezze. Ho optato per la Poliambulanza ma, una volta arrivato, non risultavo nella lista. Mi sono impuntato e ho voluto parlare con il direttore sanitario, che ha capito la situazione e mi ha fatto somministrare la dose».
Alla moglie, invece, nessun vaccino: era stata convocata a Erba, ma con un figlio di quattro mesi e la Dad con i suoi alunni da gestire, la trasferta è stata esclusa. Dopo un continuo rimpallo di telefonate ha rinunciato: «Nessuno ha saputo spiegarci perché avremmo dovuto fare tutti quei chilometri per vaccinarci. Ci hanno consigliato di disdire».
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