Canton Mombello è il secondo peggior carcere d’Italia

Il rapporto di Antigone: «C’è il doppio dei reclusi» La Garante dei detenuti: «Problema noto e irrisolto»
CARCERE SEMPRE PIU' INVIVIBILE
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Lo tsunami Covid ha cambiato il mondo intero, ma non è riuscito a cambiare il peso del sovraffollamento nel carcere cittadino di Canton Mombello. La casa circondariale «Nerio Fischione», infatti, resta tra le più affollate d’Italia. Peggio di noi solo Taranto. E dopo alcuni mesi di relativo alleggerimento - seguiti al decreto «Cura Italia» che intendeva proprio combattere la diffusione del virus nella popolazione carceraria - oggi siamo tornati ai pesantissimi livelli pre-pandemia.

La conferma arriva dal XVII Rapporto Antigone che l’osservatorio nazionale sulla realtà peniteziaria ha illustrato ieri. Al 28 febbraio scorso Canton Mombello ospitava 357 detenuti (il 28 febbraio di un anno fa erano 366) e cioè ben il 192% rispetto ai 186 reclusi che sono formalmente indicati come capienza accettabile per una struttura costruita più di un secolo fa. La realtà all’interno del carcere, però, non si misura solo coi numeri. Le limitazioni legate al Covid, infatti, all’interno delle strutture carcerarie hanno comportato anche un pesante arretramento della capacità della pena di recuperare l’individuo alla società. Sottolineano i promotori di Antigone: il carcere è «un sistema in cui la tecnologia era un tabù pericoloso e oggi sembra strumento irrinunciabile per garantire i diritti. In cui la scuola e le attività lavorative si sono troppo spesso bloccate e faticheranno a riprendersi. In cui la medicina d’emergenza ha soppiantato ogni timido tentativo di intervento preventivo. Un sistema in cui, soprattutto, neanche la pandemia ha saputo azzerare il sovraffollamento. E anzi, dove i numeri, nell’ultimo trimestre (dicembre 2020 – marzo 2021) sono tornati a salire. Lenti ma inesorabili».

Per la casa circondariale «Nerio Fischione» di Canton Mombello, ad esempio, i reclusi erano calati nei primi mesi della pandemia di circa un centinaio di persone (destinate spesso a misure di detenzione alternativa). Ma la tregua è durata pochi mesi e oggi siamo tornati al livello di sovraffollamento di un mese fa.

«La cosa che rattrista di più - sottolinea Luisa Ravagnani, Garante per i detenuti del Comune cittadino - è che il sovraffollamento di Canton Mombello è un dato antico, noto da sempre, col quale combattiamo da almeno vent’anni. Eppure c’è l’illusione di affrontarlo volta per volta alla luce di qualche nuova emergenza: anni fa era il tema del fondamentalismo islamico, oggi è la pandemia da Covid. Il dato vero è che Canton Mombello è invivibile, non ha i parametri minimi per garantire la dignità della persona. E questo non lo diciamo noi, lo denuncia da tempo il personale della Polizia penitenziaria. Ma evidentemente si tratta di un problema che la collettività preferisce rimuovere».

Come è cambiata la vita dentro il carcere con la pandemia? «Se possibile, è cambiata in peggio - spiega la Garante -. C’è stato un lungo periodo di sospensione dei colloqui coi familiari, ma anche oggi sono di fatto annullate le molte esperienze che, specie in un territorio come quello di Brescia, le realtà del volontariato avevano saputo negli anni mettere a punto assieme alla direzione del penitenziario. E si tratta di attività formative e di crescita fondamentali per ridurre il pericolo di recidiva fra chi prima o poi uscirà dai cancelli». La speranza? «È che i vaccini entrino in misura massiccia oltre i cancelli. Abbiamo fiducia che il ministro Cartabia abbia la sensibilità e la cultura guridica per una svolta concreta».

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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